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Le due facce della fusione a confronto

I sindaci Maurizio Fipponi (Comune della Val Liona) e Luciano Marcazzan ( San Giovanni Ilarione)
I sindaci Maurizio Fipponi (Comune della Val Liona) e Luciano Marcazzan ( San Giovanni Ilarione)
I sindaci Maurizio Fipponi (Comune della Val Liona) e Luciano Marcazzan ( San Giovanni Ilarione)
I sindaci Maurizio Fipponi (Comune della Val Liona) e Luciano Marcazzan ( San Giovanni Ilarione)

Zeno Martini Le due facce della fusione a confronto: due sindaci e altrettante posizioni diametralmente opposte. L’altra sera, all’auditorium comunale di Belfiore, dove si parlava della possibile unificazione con Caldiero (il referendum sarà domenica 17 dicembre) sono intervenuti il primo cittadino del nuovo Comune vicentino della Val Liona, Maurizio Fipponi, e quello di San Giovanni Ilarione, Luciano Marcazzan, paese che andrà a referendum con Roncà il 21 gennaio per decidere se dare vita a un nuovo ente locale in Val d’Alpone. Sei mesi fa è stato costituito il Comune della Val Liona, circa 3.000 abitanti, nato dall’unione tra Grancona e San Germano dei Berici, 1.800 abitanti il primo e 1.200 il secondo. Fipponi è stato eletto sindaco l’11 giugno per un solo voto di differenza. «Cominciamo già a vedere gli effetti della fusione», ha assicurato. «I soldi dalla Regione, circa 500 mila euro, li abbiamo portati a casa subito tutti e sono soldi reali. I fondi dello Stato invece dobbiamo ancora riceverli, ma arriveranno anche quelli». «Serviranno altri sei mesi per riuscire ad andare a regime con la macchina amministrativa», ha sottolineato Fipponi, «ma ora, grazie a queste risorse, riusciremo a fare quelle opere e a garantire quei servizi che in questi decenni non siamo mai riusciti a realizzare». «Noi avevamo già la scuola media unica e alcuni servizi come unione», ha ricordato Fipponi, «ma la nostra fusione è stata agevolata molto dall'unità pastorale che è nata a fine anni Novanta, mettendo assieme le cinque parrocchie della vallata. Una valle attraversata da una strada di grande scorrimento e molto trafficata e pericolosa, con neanche un metro di pista ciclabile, fino ad oggi e che adesso invece costruiremo». «Se in futuro vorrà fondersi con noi anche Zovencedo, Comune di 800 abitanti, che completa la Val Liona, saremo pronti ad accoglierlo», ha concluso il sindaco vicentino. «Ora per i servizi Zovencedo è molto in difficoltà. Comunque se dovessimo tornare indietro, voteremmo ancora sì convinti alla fusione». Di tutt'altro avviso il sindaco di San Giovanni Ilarione, che è stato osservato in sala anche dal suo collega di Roncà, Roberto Turri, seduto tra il pubblico. «Loro che sono Comuni piccoli, sotto i tremila abitanti, hanno fatto bene a fondersi, ma per Comuni come i nostri, sopra i cinquemila abitanti, non ha senso alcuno parlare di fusione», ha sostenuto Marcazzan. «Le istituzioni superiori spingono per il sì alle fusioni, ma io non sono disposto a vendere la mia identità di paese, che per me è un valore importante, per un po' di soldi». «Il valore di un nome per una comunità non ha prezzo», ha continuato Marcazzan. «Inoltre è vero che le amministrazioni si dimezzano, ma questo vuol dire che gli amministratori avranno ancora meno tempo per ascoltare i cittadini. Le fusioni sono un modo per allontare la gente dalle amministrazioni locali, non per avvicinarle». «Si dice che le fusioni produrranno risparmi», ha detto il sindaco di San Giovanni Ilarione. «Ma i risparmi si possono fare ugualmente, mettendo in rete i Comuni, collaborando tra enti locali. Il costo di una amministrazione comunale per un anno, è uguale a quello che ci costa un parlamentare, un mese». «Si verrà rappresentati da persone, che prenderanno decisioni amministrative, che non sono nemmeno del territorio», ha concluso. «Inoltre, nel caso di Belfiore e Caldiero, con una differenza notevole in fatto di numero di abitanti: Belfiore che ne ha tremila e Caldiero quasi ottomila. La differenza di popolazione mi preoccupa da esterno, perché il pesce grande mangia il pesce piccolo». •

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