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La Provincia di Vicenza blocca parte dell’attività di Miteni

La protesta organizzata dalle mamme no Pfas davanti al Tribunale di Vicenza
La protesta organizzata dalle mamme no Pfas davanti al Tribunale di Vicenza
La protesta organizzata dalle mamme no Pfas davanti al Tribunale di Vicenza
La protesta organizzata dalle mamme no Pfas davanti al Tribunale di Vicenza

La Provincia di Vicenza ha fermato in parte Miteni, l’azienda chimica di Trissino che è considerata dagli enti regionali come la principale responsabile della contaminazione da Pfas delle acque e dell’ambiente con cui si trova a fare i conti un ampio territorio posto a cavallo delle province di Verona, Vicenza e Padova. Ieri l’ente intermedio berico ha sospeso una consistente parte dell’attività della ditta. Ovvero, per essere precisi, ha bloccato una sezione dell’azienda, quella in cui vengono recuperate varie sostanze chimiche da rifiuti che arrivano da altre industrie, e, nel fare questo, secondo quanto spiegano all’Arpav, ha di fatto fermato molte delle attività di Miteni, all’interno della quale tale sezione ha un ruolo centrale. All’origine di questo provvedimento, che è stato preso dall’ente a cui compete l’autorizzazione delle attività produttive, e che era stato chiesto da Arpav, è una novità che è emersa in questi giorni. Ovvero, il fatto che attorno all’azienda è stata riscontrata la presenza di un nuovo inquinante emergente. La scoperta è avvenuta in seguito ad una segnalazione arrivata a Venezia dal governo olandese, il quale aveva resa nota l’esistenza di un flusso verso la ditta di Trissino di sottoprodotti che arrivavano da un’azienda attiva nei Paesi bassi. Un’industria, questa, che fin dal 2012 produce sostanze contenenti un elemento, l’Hfpo-Da, che viene utilizzato nell’industria in sostituzione del Pfoa. Quest’ultima è la sostanza perfluoro-alchilica che è più presente nel sangue dei residenti nell’area esposta all’inquinamento. A sollevare polemiche, per quanto riguarda questa situazione, era stato il fatto che Miteni era stata autorizzata dalla Regione a svolgere questo tipo di attività nel 2014, quando già si conosceva il problema Pfas. A portare alla sospensione dell’attività, però, è stato altro. Anche se l’Arpav assicura che l’Hfpo-Da, che commercialmente è chiamato GenX, non è finito nella rete acquedottistica, quelle che la stessa agenzia definisce come “modeste quantità” di esso sono state scoperte, secondo quanto riferisce la Provincia di Vicenza, «nelle acque sotterranee nell’intorno e all’interno dello stabilimento di Miteni». «La molecola in questione è studiata per non accumularsi nell’organismo umano e la lavorazione che noi facciamo consiste nella rigenerazione del tensioattivo, che viene riconsegnato integralmente al cliente», aveva spiegato Miteni. Il ritrovamento dell’Hfpo-Da nella falda, invece, farebbe pensare che ci sia un collegamento fra di essa e le lavorazioni. Situazione che, se confermata, porrebbe l’intera vicenda Pfas sutto una nuova luce. Per questo la Provincia di Vicenza «ha emanato, a titolo precauzionale, nei confronti di Miteni Spa un provvedimento di sospensione immediata dell’attività di recupero del rifiuto e delle linee produttive utilizzate per tale attività». La Provincia, inoltre, ha diffidato la ditta a presentare una relazione tecnica che spieghi come ha fatto il GenX a finire nelle acque sotterranee ed «a mettere in atto, nei tempi più rapidi, tutte le azioni necessarie per evitare un inquinamento della falda». Ieri pomeriggio una rappresentanza di Mamme no Pfas, erano in qualche decina, aveva manifestato davanti al tribunale di Vicenza per chiedere a gran voce che vengano presi dei provvedimenti. «Non solo sono mancati i dovuti controlli, ma, cosa ancor più grave, in piena emergenza Pfas, Miteni è stata autorizzata a lavorare un nuovo agente contaminante», spiegavano ieri le attiviste. «La nostra pazienza è finita, per questo ora vogliamo delle risposte. Dalla Procura ci aspettiamo l’immediato e definitivo sequestro di Miteni e l’adozione di azioni esemplari nei confronti di chi ha approvato la lavorazione di residui tossici e chiediamo un incontro urgente con i vertici regionali per chiarire questa situazione». • © RIPRODUZIONE RISERVATA

Luca Fiorin

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