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«La Miteni chiede risarcimenti? È una vergogna»

L’ingresso dell’azienda Miteni a Trissino, nel Vicentino
L’ingresso dell’azienda Miteni a Trissino, nel Vicentino
L’ingresso dell’azienda Miteni a Trissino, nel Vicentino
L’ingresso dell’azienda Miteni a Trissino, nel Vicentino

Luca Fiorin «Le richieste di danni che minaccia Miteni non valgono nulla, se messe a confronto con i rischi per la salute, dovuti all’inquinamento da Pfas, che riguardano centinaia di migliaia di cittadini». È netta, oltre che sdegnata, la reazione espressa ieri dai sindaci di alcuni dei tredici Comuni veronesi esposti alla contaminazione da sostanze perfluoro-alchiliche, dopo aver saputo la notizia che l’azienda chimica di Trissino, Vicenza, sta cercando di fermare le verifiche che le istituzioni intendono realizzare al suo interno. I controlli sono previsti nell’area occupata da Miteni perché essa, secondo Arpav e Regione, è la principale responsabile del caso Pfas, ed è per questo oggetto di un’inchiesta giudiziaria. Controlli, però, che la stessa Miteni contesta, ritenendoli sbagliati ed eccessivi. Tanto che, dopo aver presentato un primo ricorso straordinario al Presidente della Repubblica, si è rivolta anche al Tar. Al Tribunale amministrativo ha infatti presentato una richiesta di intervento nella quale afferma che la realizzazione di carotaggi seguendo un reticolo formato da quadrati di 10 metri di lato le apporterebbe perdite - dovute a sospensioni della produzione, abbattimenti di immobili, interventi agli impianti e lavori di vario genere (comprese, anche se in minima misura, le perforazioni) - pari a 98,5 milioni di euro. «Credo che questa iniziativa sia una vergogna», afferma il sindaco di Legnago Clara Scapin. «Questa azienda dovrebbe garantire la massima collaborazione, invece di cercare di creare timore parlando di danni», aggiunge. «Purtroppo la situazione è tale per cui ci si trova a dover approfondire una situazione di rischio per la salute sulla cui evoluzione è impossibile fare previsioni, per cui credo che questa azienda, che pare essere all’origine di questa situazione, debba essere spostata di lì, in modo da poter consentire la realizzazione di tutti gli approfondimenti del caso», rimarca il primo cittadino legnaghese. Secondo il quale su questo «la Regione è in ritardo». PROPRIO LA REGIONE, d’altro canto, è l’ente al quale tocca prendere provvedimenti. Lo ricorda il presidente della Provincia Antonio Pastorello, che è anche sindaco di uno dei Comuni della zona rossa, Roveredo di Guà: «A Venezia stanno già facendo alcune cose, ora devono andare avanti, perché non tocca certo agli amministratori dei Comuni che stanno subendo l’inquinamento muoversi», precisa Pastorello. Mentre il primo cittadino di Pressana Stefano Marzotto, che non ha mai nascosto di volere interventi risolutivi, ribadisce che serve un’azione comune delle amministrazioni locali: «La salute viene prima di tutto, per cui non solo io aderisco a tutte le iniziative che vanno in questo senso ma chiedo anche a tutti i sondaci di fare un fronte comune», dice. Rivelando che, in seguito a sue recenti dichiarazioni in cui auspicava la chiusura di Miteni, è stato invitato a un incontro nel quale l’azienda intende spiegargli la propria posizione. Incontro che è in programma per la prossima settimana. Intanto, in merito al ricorso di Miteni, si susseguono le prese di posizione. Dal punto di vista politico i consiglieri Cinque Stelle regionali, assieme alla vicentina Sonia Perenzoni, affermano: «Dopo aver fatto spendere a cittadini e istituzioni cifre spaventose per il filtraggio dell’acqua e la ricerca di nuove fonti ora la Miteni chiede anche i danni: evidentemente viviamo in un mondo al rovescio». «I nostri parlamentari porteranno immediatamente questa scandalosa situazione all’attenzione del Presidente della Repubblica Mattarella, chiedendogli di cassare il ricorso presentatogli da Miteni», aggiungono. Per Legambiente Veneto, invece, il Presidente del Consiglio Gentiloni deve «prendere in carico la gestione dell’emergenza, nominando subito un commissario straordinario che abbia tutti i poteri e le competenze necessarie per occuparsi di quello che è uno dei più gravi disastri ambientali del Veneto». Secondo l’associazione ambientalista, d’altronde, ci sarebbero anche irregolarità amministrative da sanare. Il suo segretario regionale Luigi Lazzaro, infatti, afferma che il comitato tecnico le cui delibere sono alla base di varie decisioni importanti, come quella del piano di caratterizzazione dell’inquinamento, non avrebbe avuto nessuna autorità, perché non previsto dalla legge. «Di questo avevamo avvisato la commissione regionale d’inchiesta sui Pfas», dice Lazzaro, «ed ora più che mai è necessario agire in maniera precisa ed attenta, per evitare ritardi a danno dei cittadini». •

Luca Fiorin

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