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La disfida delle scuole aperte «Visto? Non è successo nulla»

«GHE PENSO MI!»: «Ci penso io». L’immagine del sindaco Mario Faccioli che spala la neve è stata scherzosamente ritoccata: costume da Superman e lanciafiamme, ha fatto il giro dei social
Pupazzo fatto dagli studenti davanti al liceo Medi di Villafranca
«GHE PENSO MI!»: «Ci penso io». L’immagine del sindaco Mario Faccioli che spala la neve è stata scherzosamente ritoccata: costume da Superman e lanciafiamme, ha fatto il giro dei social Pupazzo fatto dagli studenti davanti al liceo Medi di Villafranca
«GHE PENSO MI!»: «Ci penso io». L’immagine del sindaco Mario Faccioli che spala la neve è stata scherzosamente ritoccata: costume da Superman e lanciafiamme, ha fatto il giro dei social
Pupazzo fatto dagli studenti davanti al liceo Medi di Villafranca
«GHE PENSO MI!»: «Ci penso io». L’immagine del sindaco Mario Faccioli che spala la neve è stata scherzosamente ritoccata: costume da Superman e lanciafiamme, ha fatto il giro dei social Pupazzo fatto dagli studenti davanti al liceo Medi di Villafranca

A Villafranca lo aspettavano al varco in tanti, magari sperando in qualche lastra di ghiaccio che mandasse in tilt la città, per poter dire al «sindaco Ghe penso mi», come l’hanno battezzato in città, che bisognava davvero chiudere le scuole. Ma l’apocalisse paventata non c’è stata. E ieri mattina il primo cittadino Mario Faccioli si è tolto qualche sassolino dalla scarpa, cominciando dalla prefettura. Quest’ultima, giovedì, ha lasciato libertà ai Comuni di aprire o chiudere le scuole l’indomani. Così ieri mattina gli istituti erano aperti a macchia di leopardo. «L’errore è stato lì. La prefettura doveva prendere una decisione per tutti: o aprire o chiudere. Come ha fatto quella di Mantova che si è assunta la responsabilità della chiusura totale. Il nostro prefetto non lo ha fatto e non si è tenuto conto che l’organizzazione della scuola è complessa e coinvolge il servizio dei trasporti, di mensa e i genitori che lavorano». Villafranca è nella trentina di municipalità che ha deciso di tenere aperte le scuole: «Mi sono arrivate parole da mamme e perfino da insegnanti. Anche da mia figlia», continua Faccioli che ha però tenuto il punto. «La situazione oggi (ieri per chi legge, ndr) ci ha dato ragione. Se una persona di Erbè si alza alle 4 per venire qui a lavorare, perché i ragazzi non devono andare a scuola? Non ci sono buchi nel tetto, il riscaldamento funziona. Le previsioni davano pioggia e comunque un innalzamento delle temperature». Faccioli ieri ha ricevuto anche la telefonata del sindaco Clara Scapin di Legnago che ha scelto di tenere aperte le scuole: «Era confortata nel vedere che qualcun altro la pensa come lei che, a ragione, sostiene sia anche una questione educativa: cosa insegniamo ai nostri figli? Che alla prima difficoltà si sta a casa o non si va al lavoro? Ci si sveglia prima, si gioca con la neve e poi si va a scuola. Il pericolo c’è più a scuola o quando i bambini vanno con il bob per i pendii? La verità è che non si sopporta più niente». •

M.V.A.

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