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L’autotreno sbanda in curva
e il rimorchio centra una casa

Il rimorchio rovesciato ha spanto letame anche contro la casa
Il rimorchio rovesciato ha spanto letame anche contro la casa
Il rimorchio rovesciato ha spanto letame anche contro la casa
Il rimorchio rovesciato ha spanto letame anche contro la casa

L’autotreno sbanda, vola per aria un rimorchio che precipita in una scarpata e fa schizzare letame ovunque, mentre la motrice e un primo rimorchio si schiantano contro una casa: è la dinamica dello spettacolare incidente causato ieri dal ghiaccio a Selva di Progno. Il racconto, come le foto, sono del sindaco Aldo Gugole, trovatosi a fare da involontario testimone a un incidente che incredibilmente non ha causato feriti, ma solo considerevoli danni. «Saranno state le 7.45 quando un autotreno che stava scendendo lungo via Giorgio Anselmi ha perso aderenza. Il camion, che trainava due rimorchi, ha iniziato a sbandare e in una curva l’ultimo, pieno di letame, si è sganciato dalla motrice volando per aria e precipitando giù da una scarpata. Il carrello si è schiantato contro la recinzione di una ditta di ortofrutta, mentre il container è precipitato nella corte», dice Gugole. «La motrice e il primo rimorchio, invece», racconta ancora, «hanno continuato la corsa a zig zag rischiando di travolgere un camioncino che saliva in direzione contraria. L’autista del camioncino, con una prontezza di riflessi non comune, è riuscito a infilarsi in una stradina laterale giusto un istante prima che la corsa del mezzo pesante si fermasse contro il muro di una casa».

Tutto finito? Nemmeno per idea: «Nell’impatto la cabina ha centrato una centralina del gas dell’abitazione», precisa Gugole, «e ci siamo ritrovati con un altro enorme problema». C’erano già quello del letame schizzato ovunque, quello del rimorchio e del carrello volati via, quello della strada gelata e dello stop forzato alla circolazione: a far paura adesso ci si era messo anche il gas che, in pressione, fuoriusciva abbondantemente. Sul posto carabinieri e vigili del fuoco.

Gelate anche la provinciale 10, la provinciale 13 e la provinciale 17: se a San Giovanni Ilarione sono stati bambini e ragazzi a non riuscire ad arrivare in classe a causa dello stop ordinato agli scuolabus (vedi articolo in Cronaca), a San Bortolo non ci sono riuscite alcune maestre.

Chi ha tirato un bel sospiro è Simone Santellani, sindaco di Tregnago: «Aver preso iniziative preventive subito dopo aver ricevuto gli allerta della Protezione civile regionale è stato strategico. Gli scuolabus hanno accusato solo alcuni ritardi, abbiamo registrato qualche disagio in collina ma nulla di particolare: voglio ringraziare Loris Franchetto, la persona che già da lunedì sera si era fatta carico di provvedere ai primi trattamenti con sale e ghiaino e che ieri non ha mai mollato un momento».

Ritardi negli scuolabus, «ma solo perché è servito il tempo di mettere le catene», spiega il sindaco Mario Varalta, a Velo. «È stato insidioso il nevischio delle 6.30, ma solo un’ora dopo ci si è resi conto di quello che c’era sulle strade. Ci siamo organizzati e abbiamo messo in moto i mezzi con sale e ghiaino: non mi risulta che ci siano stati problemi particolari». Grazie all’impiego di questi mezzi, è arrivato regolarmente a scuola anche uno scuolabus di Badia Calavena, che in località Masi si era fermato incapace di affrontare una salita: «Abbiamo mandato un mezzo con sale e ghiaino che così ha fatto strada allo scuolabus», dice il sindaco Emanuele Anselmi. A Castelcerino di Soave, invece, l’autista di uno scuolabus, preoccupato da un lastrone di ghiaccio, ha preferito far scendere i bambini per percorrere i metri più insidiosi: i piccoli hanno fatto il tragitto a piedi risalendo sul mezzo una volta superata la criticità. Tornando, comunque, a Badia, «Ce la siamo cavata», commenta Anselmi, «grazie alle ditte incaricate che attorno alle 10 avevano coperto tutte le strade. Fino alle 7.30 era tutto ok, ma poi c’è stato quel nevischio che ha creato problemi». Alla gente che in tutta la provincia punta il dito contro i ritardi risponde lui, un po’ a nome di tutti i sindaci: «Fino a una settimana fa c’era secco. L’allerta c’era, ma c’è molto spesso: far uscire i mezzi è una spesa che la gran parte dei Comuni fatica a sostenere perché le risorse sono quello che sono. Ecco perché si è arrivati al punto di intervenire quando il problema c’è».

Paola Dalli Cani

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