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L’Amarone vegano
che conquista il mondo

Natalino Fasoli: con il fratello Amadio è alla guida dell’azienda
Natalino Fasoli: con il fratello Amadio è alla guida dell’azienda
Natalino Fasoli: con il fratello Amadio è alla guida dell’azienda
Natalino Fasoli: con il fratello Amadio è alla guida dell’azienda

Pioggia di medaglie alla fiera Biofach 2017 di Norimberga per l’azienda agricola Fasoli Gino di San Zeno di Colognola. Sono stati quattro i vini con i quali i fratelli Natalino e Amadio Fasoli hanno partecipato al concorso organizzato da questo salone, leader mondiale degli alimenti biologici. E sono state altrettante le medaglie portate a casa. Si tratta di tre ori conquistati con l’Amarone Corte del Pozzo 2012, il Ripasso superiore Valpo 2013 e il Lugana doc, oltre a un argento attribuito al Soave doc Pieve Vecchia 2013.

Un record nel record, dato che «è da circa vent’anni che partecipiamo a questa fiera in Germania e non siamo mai tornati in Italia senza almeno una medaglia». Una bella soddisfazione e «una conferma che ripaga del lavoro e dell’impegno profuso nel tempo, anche perché», sottolinea Natalino, «in questa fiera del biologico i vini vengono vagliati da commissioni europee di professionisti che danno valutazioni su campioni anonimi».

Negli anni Ottanta la cantina Fasoli è stata pioniera nella produzione di vino biologico e, all’epoca, la scelta compiuta in uno scetticismo diffuso, pareva più una sfida che un investimento. Se allora i Paesi più sensibili e ricettivi erano quelli del Nord Europa, dove i vini bio dell’azienda hanno avuto il trampolino di lancio, negli ultimi 15 anni il salto qualitativo nel settore vinicolo biologico è stato enorme e oggi la Fasoli Gino è presente in 26 Paesi che spaziano dal Canada al Giappone, passando dalle isole Cayman, nelle Antille, all’Australia, «anche se il Nord Europa e la Svizzera rimangono ancora i più sensibili verso l’alta qualità».

«La nostra attività è più conosciuta all’estero, ma ora vorremmo far sì che anche in Italia, chi cerca il prodotto naturale a chilometro zero possa essere soddisfatto dalle nostre etichette. Puntiamo a mettere il consumatore a contatto diretto con il produttore in un mercato al di fuori dello standard. In questa direzione va anche l’ampliamento della nostra cantina, luogo di produzione ma anche di accoglienza, conoscenza e degustazione».

In azienda la scelta bio è a 360 gradi, tanto che il marchio «vegan» è entrato anche qui: «Tutti i vini che produciamo sono certificati vegani, dato che non utilizziamo alcun prodotto né derivato di origine animale come additivo sul vino o come coadiuvante tecnologico. La nostra sostenibilità è massima», spiegano Natalino e il figlio Matteo, responsabile dei rapporti commerciali con l’estero, «e anche l’energia impiegata è verde. Il concetto di biologico non si deve fermare al non utilizzo di prodotti chimici, ma contemplare una visione più ampia, recuperando anche in campagna un microclima con spazi lasciati liberi e dedicati a tutto ciò che naturalmente vive nei campi».

«Questo presuppone la capacità e il coraggio di dare valore alla minore quantità che si produce a vantaggio della qualità», chiosa Natalino Fasoli, «perché, secondo noi, un vino deve essere scelto non per il prezzo ma per il valore qualitativo, che parte anche dall’attenzione all’ambiente di produzione. “Biologico” di per sé non è sinonimo di qualità, è solo un metodo».

Monica Rama

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