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L’affluenza boom a San Giovanni archivia la fusione

Cittadini al voto per la fusione tra Roncà e San Giovanni Ilarione FOTO PECORA
Cittadini al voto per la fusione tra Roncà e San Giovanni Ilarione FOTO PECORA
Cittadini al voto per la fusione tra Roncà e San Giovanni Ilarione FOTO PECORA
Cittadini al voto per la fusione tra Roncà e San Giovanni Ilarione FOTO PECORA

Zeno Martini Non ci sono appelli per il risultato di domenica scorsa. La fusione tra Roncà e San Giovanni Ilarione non si farà. Gli elettori dei due Comuni hanno votato No in 3.119 (il 75,6 per cento) al matrimonio tra i due enti locali. I Sì sono stati 1.007 (24,4 per cento): troppo pochi. Sono i dati finali trasmessi ieri dalla Prefettura agli uffici regionali. L’affluenza a Roncà è stata bassa: ha superato di poco il 39 per cento. E gli elettori in maggioranza hanno votato Sì: 764 i voti favorevoli (61,76 per cento). I No si sono fermati a 473 (38,24 per cento). Roncà, quindi, è l'unico Comune veronese dei quattro chiamati a referendum (con Belfiore, Caldiero e San Giovanni Ilarione) dove il progetto di fusione ha fatto breccia tra gli elettori. Ma l’affluenza bassa ha inficiato il risultato favorevole alla fusione, che ha dovuto soccombere al volere degli elettori di San Giovanni Ilarione, che sono andati a votare in massa: il 69,76 per cento, quasi 2.900 elettori. Un dato notevole, se si considera che nelle ultime due tornate elettorali, ossia al referendum sull’autonomia del Veneto di ottobre e alle amministratrive di giugno, la percentuale dei votanti è stata attorno al 72 per cento. E stavolta si è avvicinata molto. In questa percentuale, i No sono stati la maggioranza: il 91,59 per cento, ossia 2.646, contro 243 Sì alla fusione (8,41 per cento). Due esiti opposti, insomma che confermano le posizioni opposte delle due amministrazioni locali. «Ha prevalso la paura dei cittadini di San Giovanni Ilarione di perdere la propria identità», evidenzia il sindaco di Roncà, Roberto Turri. «Noi, come amministrazione, abbiamo spiegato bene le ragioni che ci portavano a fare questa scelta e non è nato alcun movimento o comitato contro la proposta di fonderci. I Comuni che si sono già fusi hanno dimostrato quanto sia stato importante questa scelta», conclude Turri, «che purtroppo noi non potremmo fare: avremmo dovuto convincere anche San Giovanni, ma il sindaco Marcazzan ha scatenato una campagna sulla paura». «Ringrazio i miei concittadini per la straordinaria risposta in termini di affluenza: è stata la più alta in Veneto degli ultimi referendum», evidenzia, invece, il sindaco di San Giovanni Ilarione, Luciano Marcazzan, «soprattutto per la scelta chiara a favore del No alla fusione, anch’esso il più alto mai registrato in Italia. Un grazie per il risultato ottenuto lo rivolgo ai miei consiglieri e collaboratori e non posso nemmeno dimenticare la lista di minoranza del capogruppo Nadia Bevilacqua per il contributo che ha dato alla causa», aggiunge. «Ci siamo applicati al massimo a studiare le implicazioni di tale progetto evidenziandone le moltissime criticità e illogicità. Diversamente i proponenti facevano sfoggio di sole cose positive, ma alla fine sono risultati poco credibili. Abbiamo informato capillarmente gli ilarionesi e la risposta è stata oltre ogni più rosea previsione», conclude Marcazzan. «Gli incentivi promessi facevano gola, ma il prezzo occulto chiesto al cittadino è un macigno che, svelato, ha fatto capire la scelta giusta da fare». •

Zeno Martini

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