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I funerali della 36enne Albertini

L’addio a Laura
«Ora cura le viti
che restano qui»

Le esequie di Laura Albertini di Terre di Pietra. Lascia il marito e due figlie piccole
Centinaia di persone in preghiera davanti al feretro di Laura Albertini
Centinaia di persone in preghiera davanti al feretro di Laura Albertini
Centinaia di persone in preghiera davanti al feretro di Laura Albertini
Centinaia di persone in preghiera davanti al feretro di Laura Albertini

 

«Ciao Laura, voglio ricordarti con il sorriso, quello delle mille camminate in montagna, degli aperitivi che non finivano mai, delle prime due birre bevute insieme. Perdonami se non ho capito i tuoi silenzi. Voglio ricordare l’amore che in 15 anni non ci è mai mancato. E a chi oggi è qui dico: io non potrò più farlo ma voi questa sera, quando andrete a dormire, ditevi una parola dolce. Domattina, al risveglio, abbracciatevi. Se avete voluto bene a Laura, fate come me. Ripartite dall’amore».

 

È questo l’insegnamento dell’amore. L’insegnamento di Laura Albertini. L’ha svelato, con la voce rotta dalla commozione, il marito Cristiano Saletti. E l’hanno ripetuto in tanti, ieri, nella chiesa parrocchiale di Marcellise, durante l’ultimo saluto alla 36enne, imprenditrice del vino con la sua azienda vitivinicola «Terre di pietra», scomparsa prematuramente martedì. E tutto quell’amore che lei, con il sorriso, la semplicità, la maternità, l’amicizia e la passione per la terra ha dispensato in vita, le è stato restituito nell’abbraccio della sua comunità. Erano centinaia le persone, ieri pomeriggio, tanto che la chiesa della frazione di San Martino Buon Albergo, gremita, non è riuscita a contenerle. Il parroco, don Paolo Pasetto, ha aperto addirittura la canonica per consentire a più fedeli di seguire la cerimonia funebre, ma ancora non è bastato. E oltre un centinaio di persone è rimasto fermo in silenzio, sotto la pioggia battente, fino al termine della funzione.

 

Ma l’abbraccio a Laura è stato anche quello della sua terra. Da cui Laura è partita, creando da zero la sua azienda, celebre e celebrata nell’ambiente dell’enologia scaligera. Terra che ha interpretato, amato e rispettato («La vigna, la terra, l’esposizione fanno la qualità dei miei vini», scriveva Laura sul sito dell’azienda, «io sono solo un’interprete e devo rispettarli al meglio»). Terra che, grazie alla passione, all’impegno e alla fatica, ha dato frutti: i suoi vini, raccontati attraverso originali etichette (perché «in ogni vino c’è una parte di me. E le etichette possono raccontarla»). La stessa terra a cui ora è tornata, insieme agli strumenti del mestiere: forbici e cesoie per potare le vigne, una bottiglia e un cavatappi, che la famiglia ha voluto l’accompagnassero nell’ultimo viaggio.

«Così potrà prendersi cura delle viti che ancora sono qui, che continuano a crescere», ha detto don Pasetto riferendosi alle due figlie Anna e Alice e al marito Cristiano. «In questo senso noi siamo certi che il suo cuore continuerà a battere. E che le sue mani continueranno a lavorare la terra. Terra impregnata di sogni, che incontra pietre bagnate dal sudore del lavoro. Quelle “Terre di pietra“ che continueremo a sentire sotto i nostri piedi».

Anche le letture scelte parlavano, non caso, d’amore e di terra. Come il Vangelo di Giovanni: «Io sono la vite, voi i tralci. Chi rimane in me e io in lui, fa molto frutto, perché senza di me non potete far nulla». E, ancora: «Questo è il mio comandamento: che vi amiate gli uni gli altri, come io vi ho amati». «Lo stesso comandamento che oggi ci dà anche Laura», ha proseguito il parroco. «Perché solo l’amore ci permette di superare l’esperienza della morte».

 

A prendere la parola, al termine della cerimonia, le insegnanti delle figlie, gli amici e le amiche di sempre.

«La forza per cercare un futuro senza di te ce l’hai lasciata tu, Laura, che c’eri sempre per tutti», ha detto una di loro. «Il tuo cuore ora si è fermato, ma solo per dividersi in una miriade di scintille, che ci illumineranno».

Infine, il saluto della sorella Silvia: «La tua vita è tutto quello che sei stata e il filo non è tagliato», ha detto. «Sarai la luce del sole sui grappoli d’uva, la pioggia gentile, le stelle che brillano e ci illumineranno quando andremo a dormire».

 

L’aveva anticipato don Pasetto all’inizio della cerimonia: «Al termine di questo saluto dovremo essere pronti a ricominciare ad amare». E così, alla fine, è stato.

«Certo che continueremo ad amarci, Laura», ha detto il marito. «Io nel crescere Anna e Alice, tu nell’aiutarmi a farlo. Io nel portare avanti il tuo sogno, che è diventato il nostro, tu nel guidarmi quotidianamente. Sarà amore diverso», ha concluso. «Ma comunque amore».

Elisa Pasetto

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