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Interrogazione sul flagello che sta colpendo i cerasicoltori

«Si corra in aiuto dei cerasicoltori della Val d’Alpone e del comparto agricolo dal flagello Drosophila suzukii»: è un Sos in piena regola quello che, su iniziativa dell’ex assessore all’agricoltura di San Giovanni Ilarione Marco Beltrame (oggi consigliere comunale di minoranza) i deputati della Lega Paolo Paternoster e Roberto Turri hanno lanciato al ministro delle Politiche agricole, alimentari e forestali Gian Marco Centinaio. Con un’interrogazione a risposta scritta i deputati veronesi si fanno carico della preoccupazione dei cerasicoltori della valle, gli stessi che stanno costruendo la candidatura della ciliegia della Val d’Alpone all’Indicazione geografica protetta, di fronte al proliferare del moscerino cinese diventato il killer delle ciliegie ma anche dell’uva, di molte qualità di frutta e dei piccoli frutti. Paternoster e Turri mettono poi il dito nella piaga e ricordano al ministro come, in alcune aree del territorio nazionale «come la Provincia autonoma di Trento, confinante con la provincia di Verona i cerasicoltori siano stati autorizzati ad usare prodotti molto più efficaci che avrebbero dato fin da subito importanti risultati in termine di conservazione e salvaguardia dei prodotti attaccati da questo insetto». Non viene nominato ma il riferimento è al dimetoato sul quale da anni si scatenano vere e proprie guerre con divieti assoluti in alcune aree e deroghe continue in altre (senza contare l’estero). «In Val d’Alpone la Suzukii ha causato gravissimi danni alla produzione cerasicola, coltura fiore all’occhiello della zona, che genera e commercializza un prodotto di elevata qualità riconosciuto ed apprezzato ovunque. La lotta contro questa specie invasiva», scrivono Paternoster e Turri, «è particolarmente difficile e richiede interventi tempestivi che comprendono pratiche agronomiche ad hoc e prodotti chimici. I produttori sono costretti a intensificare i trattamenti ogni tre -quattro giorni durante la stagione con aumento considerevole dei costi e sovraccarico della frutta con pesanti prodotti fitosanitari che tuttavia non garantiscono la sua conservazione dall’attacco dell’insetto». Una mano l’ha data negli ultimi due anni la «liberazione in modo mirato e capillare dei parassitoidi indigeni (Trichopria drosophilae) per ridurre la popolazione e le infestazioni, ma ci vogliono alcuni anni perché tale antagonista possa prendere piede». Nel frattempo, «quali misure intende prendere il ministero per tutelare il comparto agricolo e i territori colpiti dal parassita?». •

P.D.C.

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