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Il vescovo, il Recioto
e la lezione di vita

Il vescovo monsignor Giuseppe Zenti all’auditorium della Cantina di Soave
Il vescovo monsignor Giuseppe Zenti all’auditorium della Cantina di Soave
Il vescovo monsignor Giuseppe Zenti all’auditorium della Cantina di Soave
Il vescovo monsignor Giuseppe Zenti all’auditorium della Cantina di Soave

«Dovete diventare viti Doc e così sarete imbottigliati per la vita»: è l’augurio che il vescovo monsignor Giuseppe Zenti ha rivolto ai 160 alunni della scuola elementare Ippolito Nievo e a una rappresentanza dei piccoli della scuola dell’infanzia Principe di Napoli, facendo loro una lezione sulla coltura della vite, come metafora della vita.

Bambini e ragazzi hanno riempito l’audiorium Rocca Sveva della Cantina di Soave, in occasione della presentazione del Recioto Casalin 2015 dell’associazione Noi e il Soave, vino che è stato battezzato Giubileo 2016 visto che il ricavato delle oltre 800 bottiglie vendute durante la Festa medioevale del vino bianco Soave andranno a sostenere il santuario giubilare della Bassanella, dov’è aperta la Porta Santa della Misericordia, e le attività della parrocchia di Soave e del comitato della Bassanella.

Il vescovo ha insegnato a grandi e piccoli a fare del buon Recioto, come metafora di crescita e maturazione dei giovani: «Io da ragazzo ero selvatico. Ma voi siete destinati a essere viti Doc, non vitigni selvatici. Genitori, maestri, don, catechisti e chi vi aiuta a crescere, sono i vostri coltivatori».

«Voglio tanto bene a Soave, da avervi mandato dei preti come don Mirko e don Stefano, perché possiate crescere bene», ha rimarcato monsignor Zenti. «Ma per fare del vino buono servono condizioni particolari. Dovete crescere belli dritti, con la schiena dritta e per fare questo, bisogna dare alle viti i concimi giusti. I concimi sono i valori: l’onestà, la lealtà, la laboriosità e anche la fede. Serve però il coraggio di potare: i vostri insegnanti e i vostri genitori devono avere il coraggio di dirvi dei no, perché se vi dicessero sempre sì farebbero il vostro male».

«Bisogna saper fare una selezione dei tralci, quando si pota», ha continuato Zenti, «Bisogna saper selezionare le cose buone, da tenere sui social e sui telefonini. Le cose cattive bisogna potarle, altrimenti vi rovinerebbero».

«Infine le uve raccolte devono essere appassite perché diventino Recioto buono», è stata la lezione. «Non dovete avere fretta di raggiungere subito i risultati, dovete saper attendere e maturare un po’ alla volta. Voi girerete il mondo, ma le vostre radici, piantatele qua a Soave, perché posto migliore di Soave, al mondo, non c’è».

Gli alunni della scuola elementare, sono stati gli autori delle etichette originali del Recioto «Giubileo». «Una bottiglia magnum da tre litri, di questo Recioto, arriverà anche a papa Francesco», promette il presidente di Noi e il Soave, Angelo Tebaldi.

I bambini della scuola materna soavese hanno recitato una poesia sul vino, invitando i presenti a fare cin cin, con i piccoli calici alzati dalle loro manine.

La prima bottiglia di Recioto Casalin 2015 è stata donata a don Mirko Cannavò, novello sacerdote e vicario parrocchiale dell’unità pastorale della Valtramigna, che ha celebrato la sua prima messa a Soave domenica 15 maggio.

«Dobbiamo crescere insieme, condividendo la gioia che sa dare il vino», ha commentato il parroco, don Stefano Grisi. Il Recioto «Giubileo 2016” è il settimo vino benefico prodotto a partire dal 2010 dall’associazione Noi e il Soave, sempre venduto a scopo di sostenere iniziative umanitarie e sodalizi che operano nel sociale.

Zeno Martini

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