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Il santuario dov’è guarito Bobby Solo

La pieve romanica di Colognola ai Colli
La pieve romanica di Colognola ai Colli
La pieve romanica di Colognola ai Colli
La pieve romanica di Colognola ai Colli

 Da sempre nella pieve romanica di Colognola ai Colli è fervente il culto alla Madonna, rinvigorito in modo particolare dopo il voto fatto dalla popolazione nel 1836, quando i colognolesi, partendo in processione da Monte, raggiunsero in preghiera la pieve per chiedere alla Vergine la liberazione dal flagello del colera che attanagliava il paese. Dopo la richiesta di intercessione, l’epidemia si spense e i fedeli attribuirono il fatto all’intervento di Maria, a cui è intitolata la pieve. Da allora chiamare «santuario» questa antica chiesa, meta ancora oggi di pellegrinaggi, è diventata una consuetudine anche se tale denominazione non ha una attestazione giuridica ufficiale. è quanto racconta Elisa Battaglia, giovane laureata in Beni culturali, che venerdì ha presentato il libro frutto del suo lavoro di ricerca: Pieve di Colognola ai Colli, un viaggio nella sua storia e tra le sue opere d’arte, pubblicazione edita dalla parrocchia (dove la si può acquistare) con il patrocinio del Comune L’origine della pieve risale con tutta probabilità al periodo tra l’XI e il XII secolo, sui resti di un tempio pagano dedicato a Mercurio, risalente all’Età repubblicana. Ad attestarlo è una dedica al messaggero degli dei, murata nella facciata. Il libro ha la prefazione di Giuseppe Corrà, che scrive: «La chiesa dell’Annunciazione di Maria Vergine di Pieve non è un “santuario” con tutti i crismi giuridici che questa qualifica dovrebbe portare con sé. Non c’è alcun documento ufficiale dell’ Ordinario locale diocesano che la autorizzi a fregiarsi di questo titolo. Ma ciò non vieta che la chiesa possa essere definita “santuario per devozione”». D’altra parte alla pietà popolare non servono certo carte bollate per ritenere la pieve un luogo particolare fra quelli mariani. Non è un caso, al proposito, che questo “santuario” sia salito pure alla ribalta delle cronache nazionali nel 2016, quando il cantante Bobby Solo ha raccontato, nel programma La strada dei miracoli su Rete4, di essere stato guarito dalla depressione dopo aver pregato la Madonna nella pieve di Colognola. Nel libro si ribadisce «come, nel corso dei secoli, la pieve abbia rappresentato un luogo di riferimento, di incontro e di meta di pellegrinaggi. Può darsi che il tempo permetta alla chiesa di divenire un santuario riconosciuto a tutti gli effetti. Ma può anche darsi che il raggiungimento di questa tappa non aggiunga ulteriore prestigio rispetto a quello di cui già gode questo luogo». Si tratta, infatti, di uno scrigno di arte, storia e fede, come Battaglia documenta. La pubblicazione è articolata in due sezioni, di cui una relativa alla cronistoria della chiesa e l’altra alle opere d’arte presenti in questo edificio sacro, visitato spesso in passato anche da padre Turoldo, che lo chiamava «la tenda del popolo di Dio». Nel libro è spiegato come «la Pieve abbia avuto un’importanza che ha preceduto quella della comunità dei Santi Fermo e Rustico sorta sul Monte di Colognola, la quale, nel tempo, ha sottratto alla chiesa di pianura anche la qualifica di parrocchia, senza, però, riuscire a privarla mai del proprio fonte battesimale, il primo degli elementi indispensabili per l’autonomia religiosa. A Pieve, alla metà del XII secolo, troviamo documentata la presenza dell’arciprete Ugone, mentre dal 1525 incontriamo unicamente una serie di cappellani e rettori che arriva fino al 1919, anno in cui don Gaetano Aldegheri cessa di esserne rettore e vicario economo spirituale divenendo, fino al 1959, il nuovo parroco della Pieve ritornata alla dignità di parrocchia». •

Monica Rama

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