Nuova installazione artistica di Maffeo d’Arcole. Dopo la «Porta sul Mondo», costruita in occasione del Giubileo della Misericordia e demolita a novembre, l’artista torna sul tema dell’immigrazione, a lui molto cara, e non solo a lui. Il parroco di Arcole, don Diego Castagna, infatti, per la Giornata mondiale del migrante e del rifugiato, celebrata domenica scorsa, ha chiesto e commissionato a Maffeo di realizzare un «Monumento al Migrante».
Maffeo Burati, in arte «d’Arcole», ha fatto sua la proposta del parroco, ha lavorato alcuni giorni e sabato scorso ha realizzato l’installazione sul sagrato della chiesa di San Giorgio: è un inno all’emigrazione di sempre, di ieri e di oggi, in onore a tutte le popolazione che si sono spostate nei secoli dai loro Paesi per cercare «casa», ma soprattutto è un duplice e forte richiamo agli uomini di oggi e agli emigranti italiani di ieri. «I tre personaggi stilizzati con le valigie in mano, sono stati costruiti con antiche travi ed assi di legno di case coloniche e di corti rurali», spiega Maffeo, «dove, tra fine Ottocento e inizio Novecento, vivevano le famiglie di Arcole e dei paesi del circondario. Alcuni di coloro che vissero in queste case, costruite con queste assi e sostenute da queste travi, sono partiti dall’Italia in cerca di lavoro e fortuna, emigrando all’estero: in Belgio, Francia e Germania o per viaggi ben più lunghi, portandosi poche cose dentro valigie di cartone e sbarcando in Argentina, Brasile e altri Paesi del Sud America».
Proprio il Comune di Arcole ha intrapreso, ed ha in corso, un rapporto multimediale con i discendenti di quegli emigranti arcolesi e non solo, che si sono fatti una nuova vita nello stato di Santa Caterina in Brasile.
Ma i tre personaggi che rappresentano i migranti, richiamano anche i barconi con i disperati che arrivando giorno dopo giorno sulle coste italiane: Arcole ne sta ospitando otto, provenienti dall’Africa. «Nel 2000 ho realizzato un’installazione artistica con decine di figure in legno simili a queste, a Roma», ricorda Maffeo, «per il Giubileo del nuovo millennio voluto da papa Giovanni Paolo II. Oggi, a distanza di 17 anni, papa Francesco è tornato a richiamare l’umanità su questo tema, quanto mai attuale». Gli albanesi di ieri che arrivavano in Puglia e gli africani di oggi che sbarcano sulle coste sicule. Un filo che non si è mai interrotto dagli anni Novanta ad oggi. Ecco perché don Castagna, durante le messe di sabato e domenica, ha voluto legare questo monumento all’emigrazione alla preghiera dei fedeli, rivolgendo una particolare invocazione per le persone che stanno lasciando le loro terre d’origine e i loro Paesi natii, per sfuggire carestie, genocidi o guerre, anche di religione. Migranti che arrivano in Europa, cacciati o in fuga da Siria, Bangladesh, India, Albania o da Nigeria, Algeria, Tunisia, Marocco e Libia. Arcole, prima nel veronese e finora unica, ha eretto un monumento ad un fatto epocale, che sta cambiando la nostra società e sta impegnando politica, amministrazioni comunali e prefetture.
Un monumento all’emigrazione, fenomeno che sta mietendo migliaia e migliaia di vittime, un’espressione artistica, fortemente calata nella realtà che stiamo vivendo.Z.M.