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Garganega day
La lode arriva
dal Giappone

I giurati valutano le uve al concorso svoltosi due sere fa a Monteforte FOTOPECORA
I giurati valutano le uve al concorso svoltosi due sere fa a Monteforte FOTOPECORA
I giurati valutano le uve al concorso svoltosi due sere fa a Monteforte FOTOPECORA
I giurati valutano le uve al concorso svoltosi due sere fa a Monteforte FOTOPECORA

«L’uva Garganega, una meraviglia della natura!»: parola di Shigeru Hayashi, giornalista e sommelier giapponese ritenuto uno dei massimi esperti nipponici di vini italiani. È stato lui il giurato d’eccezione nella commissione che venerdì sera, a Monteforte d’Alpone, ha dato i voti alle migliori uve del Soave iscritte al concorso promosso dal Consorzio tutela del Soave. La più bella Garganega di collina è quella dei fratelli Tregnaghi mentre per l’uva di pianura l’azienda Belvedere è risultata imbattibile.

A loro vanno aggiunti i vignaioli che hanno conquistato la menzione d’onore, e cioè Luigi Marcazzani, Flavia Nogara, Denis Fossato, Antonio Marcazzani, Giuseppe Meneghello Canoso, Sandro Corradini, Mario Nogara, Egidio Bolla per le uve di collina; Mauro Dal Bosco, Sandro Corradini, Antonio Marcazzani, Antonio Boscato, Denis Fossato, Andrea Bolla, Alessandro Schiavo e Girolamo Boscato per quelle di pianura.

Ma veniamo a lei, alla Garganega a cui da 87 anni Monteforte fa festa: anche stavolta c’è stato un gran lavoro per gli enologi Paolo Menapace (presidente della strada del Soave) ed Aldo Lorenzoni (direttore del Consorzio del Soave), gli agronomi Giuseppe Rama ed Ermanno Murari, ed il giornalista, cioè Hayashi.

La sua presenza a Monteforte non è passata inosservata: lui, spadarino dell’Imperial castellania di Suavia da maggio, a Monteforte non ci era mai stato. «E’ la prima volta che vedo direttamente la Garganega e devo dire che mi ha stupito: è un vitigno molto particolare, per la forma del grappolo e per la sua straordinaria sensibilità alla natura. È natura il tempo metereologico», dice mostrando un grappolo dorato, che racconta di una nascita in collina e confrontandolo con uno più verde che arriva dalla pianura, «è natura il suolo. Quasi ogni grappolo racconta, anche a livello aromatico, una storia diversa ed è questa la straordinarietà di questa varietà che rende molto interessante giocarci e che spiega come dia origine a mille espressioni diverse dello stesso vino, il Soave».

Hayashi parla dall’alto di 35 anni di esperienza nel mondo del vino, gli ultimi cinque dei quali come «araldo» del Soave in Giappone. È verso quel mercato che il Consorzio tutela ha orientato infatti il progetto «Soave by the glass».

Il nome è quello della parte «divulgativa» del progetto, cioè l’iniziativa con cui vengono premiati con un soggiorno nelle terre del Soave i ristoratori ed enotecari che in un periodo individuato di tempo avranno stappato, proponendolo ai propri clienti, il maggior numero di bottiglie di Soave. A monte c’è tutto un calendario di incontri e degustazioni su misura di importatori, operatori di settore e stampa specializzata grazie alla collaborazione con l’agenzia Wellcom e l’ufficio Ice di Tokio. «È un format che funziona», dice Arturo Stocchetti, presidente del Consorzio del Soave , «lo dimostra la costante conferma delle aziende che partecipano e l’incremento nelle vendite che il Soave sta gradualmente ottenendo grazie a questa promozione».

Paola Dalli Cani

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