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Ex Querce, la sanità del sollievo si deve fare

Assistenza a un’anziana
Assistenza a un’anziana
Assistenza a un’anziana
Assistenza a un’anziana

Un luogo dove, cinque giorni su sette, trovare un medico per otto ore al giorno, ma anche un luogo in cui poter accogliere, sollevando le famiglie, persone con fragilità: questa potrebbe diventare lo stabile, di proprietà del Comune di Roncà, che fino a novembre 2014 ospitava il Centro diurno per anziani Le Querce. Da allora, quei 500 metri quadrati sono inutilizzati ed il sindaco Roberto Turri, «da tempo in dialogo con l’Ulss per capire come poterli mettere gratuitamente a disposizione come luogo di servizi per la collettività», ha pensato che il suggerimento migliore per l’utilizzo dello stabile potesse arrivare solo dai 16 medici di medicina generale operanti in zona e coordinati da Claudio Betteli. IL SINDACO ha incontrato i 16 medici ieri, negli spazi della sala conferenze del Monscleda daily care, la struttura che, grazie al progetto tra cooperativa Monscleda e Comune di Roncà, ha permesso di utilizzare gli spazi dell’ex base logistica dell’aeronautica accogliendo qui Le Querce ma anche la comunità alloggio psichiatrica Il Fuoric’entro, il Ceod L’Arcolaio e molti altri servizi alla persona fruibili anche dall’esterno. All’incontro, il sindaco Turri ha invitato anche Raffaele Grottola, direttore dei Servizi socio-sanitari dell’Ulss 9 Scaligera, e Roberto Borin, responsabile del distretto 2 della Scaligera. Tutto scaturisce da una considerazione: «Lasciare lo stabile di via Garibaldi vuoto è un crimine», ha detto Turri, «e lo è tenuto conto delle esigenze sempre crescenti della popolazione e della progressiva riduzione dei servizi registrati, ad esempio, dai distretti». A DIALOGO APERTO, i medici si sono ritrovati in accordo su questo punto, ovvero che un riferimento continuativo sul territorio serve e che si potrebbe anche pensare di cambiare pelle alla rete dei medici di base per diventare gruppo capace di mettere a disposizione qualche ora tutti i giorni e garantire alle ex Querce una presenza di otto ore al giorno, per cinque giorni la settimana, salvaguardando, ognuno, il proprio ambulatorio. Alcune piccole emergenze sanitarie, infatti, potrebbero essere gestite lì, come ad esempio mettere una flebo, ottenendo l’effetto secondario di alleggerire il pronto soccorso dell’ospedale «Fracastoro» di San Bonifacio da tanti codici bianchi: un punto prelievi, poi, risolverebbe altri problemi. A far la differenza, però, è il numero di medici che si potrebbe rendere disponibili e di questo i medici parleranno il 6 febbraio in occasione di un incontro tra loro che era stato fissato in precedenza. PER IL RESPONSABILE Borin «se c’è la volontà, la proposta deve partire dai medici», ma c’è anche un’altra emergenza, sollevata dalla cooperativa Monscleda, cioè quella legata al sollievo delle famiglie di persone con fragilità sanitaria (affetti cioé da demenze, malattie dell’invecchiamento, disabilità, criticità temporanee): «Alle Querce siamo al tutto esaurito e c’è bisogno di una semiresidenzialità o di un punto di riferimento diurno», ha detto il presidente Giovanni Dal Cero. «È possibile verificare la possibilità di far convivere entrambe le cose», ha osservato Grottola, «anche a partire dall’interesse del Centro decadimento cognitivo e demenze per attività diurna». Se ne riparlerà a febbraio, dopo che i medici avranno valutato tra loro la questione del nuovo servizio. •

Paola Dalli Cani

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