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Due casi di epatite A a scuola
Corsa dai medici e in farmacia

«Rischio di trasmissione nella scuola molto basso». Ma basta la comunicazione alle famiglie relativamente al riscontro di due casi di epatite virale di tipo A a scatenare il panico e la corsa alla vaccinazione. Scenario del fatto il polo scolastico di Roncà (istituto comprensivo di Montecchia di Crosara-Roncà) dove, mercoledì, è esploso il caso: a innescarlo la consegna agli alunni di due classi di una busta sigillata con una comunicazione da recapitare ai genitori.

Le classi sono quelle frequentate dai due ragazzini che, al rientro da un soggiorno all’estero, hanno manifestato il virus.

UNA VOLTA VERIFICATA la presenza dell’Hav, il servizio di igiene e sanità pubblica dell’Ulss 9 Scaligera ha chiesto la collaborazione dell’istituto comprensivo nell’invio di una comunicazione ad hoc alle sole famiglie dei compagni di classe dei due ragazzini.

«Mi è stato chiesto di poter avvisare solo i genitori di quelle classi, ragion per cui ho acconsentito a far da tramite», spiega il dirigente Ugo Carnevali.

Nelle poche righe della lettera, premesso che «il rischio di trasmissione nella scuola è molto basso, in quanto i contatti personali sono relativamente stretti» e chiarito come rispetto al fatto che «le comuni norme igieniche generali e personali (pulizia delle mani prima e dopo l’uso dei servizi igienici, soprattutto in concomitanza dei pasti) sono fondamentali per impedire la trasmissione della malattia» c’era anche l’informazione relativa alla disponibilità di un vaccino che ai componenti le due classi l’Ulss Scaligera avrebbe messo a disposizione gratuitamente.

Il pomeriggio di giovedì, nell’ora e mezza in cui l’ambulatorio del distretto a Montecchia è stato aperto, si sono presentati 39 ragazzi (il totale delle due classi è di 44 includendo i due ragazzi positivi all’epatite A) accompagnati dai loro genitori. Basta questa affluenza ad attestare da sola il clima che in pochissimo tempo si è creato tra i genitori, tanto quelli dei ragazzi delle due classi chiamate in causa quanto tra quelli di tutte le altre classi del polo scolastico.

IL PASSAPAROLA ha fatto in brevissimo il giro del paese con il risultato che se qualcuno ha diffuso l’allarme epatite C, in tanti (soprattutto genitori) hanno fatto capolino negli ambulatori dei medici di base come nelle farmacie e dai pediatri alla ricerca di informazioni che, rispetto alla lettera arrivata, ritenevano di non aver ricevuto..

Panico e rabbia di cui è stato destinatario anche il sindaco Roberto Turri che, dopo aver affrontato la questione con Carnevali, ha chiesto formalmente al Dipartimento di prevenzione-Servizio igiene sanità pubblica e profilassi delle malattie infettive (come aveva fatto già il dirigente), un incontro informativo urgente per tutti i genitori. Per il primo cittadino, che l’ha scritto nero su bianco, «la lettera (inviata alle famiglie, ndr) ha un contenuto ambivalente, da un lato rassicurante (il rischio di trasmissione basso) e dall’altro allarmante (l’offerta del vaccino)».

TRA I GENITORI c’è chi ritiene che questa comunicazione dovesse essere estesa a tutti, chi si chiede se siano state messe in campo tutte le azioni di prevenzione possibile, chi lamenta una comunicazione eccessivamente blanda e non completa e vede nella «segretezza» motivi di forte preoccupazione.

Carnevali è lapidario: «Io faccio il dirigente scolastico: mi è stato chiesto di fare da postino da parte di chi si occupa di salute e seguendo le indicazioni ricevute questo mi sono limitato a fare».

Dalla sua parte c’è il Consiglio di istituto: «Il dirigente ha agito correttamente», dice il presidente Stefano Magagnotto, «e a me non è arrivata alcuna segnalazione da parte di genitori. Confido nel fatto che il richiesto incontro informativo dìa elementi di conoscenza che servano a rasserenare gli animi».

Paola Dalli Cani

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