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Doppio referendum in autunno
ma manca l’ultimo passaggio

Ellen Cavazza e Roberto Turri durante un incontro dedicato alla fusione dei loro Comuni
Ellen Cavazza e Roberto Turri durante un incontro dedicato alla fusione dei loro Comuni
Ellen Cavazza e Roberto Turri durante un incontro dedicato alla fusione dei loro Comuni
Ellen Cavazza e Roberto Turri durante un incontro dedicato alla fusione dei loro Comuni

In autunno, Consiglio regionale permettendo, si svolgeranno i referendum per le fusioni scaligere: per la nascita del Comune Valdalpone (fusione di San Giovanni Ilarione e Roncà) e per l’unione di Caldiero e Belfiore.

La vera variabile dei due processi, si capisce ascoltando Marino Finozzi, che è il leghista presidente della Prima commissione regionale, sarà ciò che accadrà nei prossimi mesi in Consiglio regionale. «Per quel che mi riguarda, mercoledì 25 gennaio esaminerò e approverò le tre fusioni per cui sono stati ascoltati i sindaci in commissione mercoledì (una bellunese, una vicentina e la veronese tra San Giovanni Ilarione e Roncà) e le invierò al Consiglio regionale assieme a quella di Belfiore e Caldiero, perché non ci sono nuovi elementi. Quest’ultima era stata rispedita in commissione durante il Consiglio regionale del 29 novembre». E aggiunge: «I tempi indicati mercoledì, cioè referendum in autunno, sono validi per tutte e quattro, compresa Caldiero e Belfiore». Il fatto che a maggio tanto San Giovanni Ilarione (guidato dalla Lega Nord come Roncà) quanto Caldiero andranno al voto non rappresenta un freno. «Ci sono altri passaggi, ma il vero spartiacque è l’approvazione della proposta di legge in Consiglio regionale: se il Consiglio approva la proposta di fusione prima delle amministrative», spiega Finozzi, «il referendum si terrà in autunno».

Quanto tempo prima delle amministrative? «Anche a ridosso dell’elezione del nuovo Consiglio». E se vincesse un sindaco contrario alla fusione? «La parola sarà dei cittadini. Il referendum è consultivo e non condiziona le scelte della Regione».

Il chiarimento di Finozzi è un’ indiretta risposta alla presa di posizione delle minoranze consiliari di San Giovanni Ilarione che, smentendo il sindaco ilarionese e quello di Roncà, parlano di sospensione dell’iter di fusione fino al dopo voto. L’argomento, spiega Finozzi, non era stato sviscerato in Prima commissione, né era stato indicato nel comunicato dell’ ufficio stampa del Consiglio regionale: di un congelamento della fusione si era convintaOrietta Salemi, che ne aveva parlato con Marcazzan.

Tornando a Finozzi, il suo intervento si ferma qui e si capisce perché la convulsa vicenda della fusione tra Caldiero (guidato dal sindaco Giovanni Molinaroli, di Fare!) e Belfiore (col sindaco Alessio Albertini che è segretario provinciale del Pd) ha insegnato che la vera incognita è il Consiglio regionale.

Il progetto venne approvato dai Consigli di Caldiero e Belfiore nel novembre 2015. Dopo un inaspettato stop di tre mesi l’estate scorsa, il 16 novembre aveva ottenuto il via libera dalla Prima commissione. Solo 13 giorni dopo, però, su richiesta del consigliere regionale della Lega Alessandro Montagnoli, il Consiglio ha rinviato la fusione veronese alla Prima commissione, caso unico.

Il fatto è saltato fuori anche mercoledì, quando Giovanna Negro di Veneto del Fare prima, e Orietta Salemi del Pd poi, hanno chiesto uniformità di trattamento per Caldiero e Belfiore manifestando l’aspettativa che in aula, assieme a quelle affrontate l’11 gennaio, approdi anche la fusione tra questi due Comuni. Le due consigliere regionali chiedono un metro valido per tutti, «perché su quella fusione sono successe cose strane», dice Negro, e Salemi: «Tutti i casi d’ora in poi riceveranno lo stesso trattamento, evitando le imbarazzanti meline della Lega, dal sapore di un dispetto ad amministrazioni non gradite».

Paola Dalli Cani

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