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Delfina, ignorata dalla burocrazia ma non dal paese

Il campo di concentramento di Mauthausen dove è stata internata Delfina BorgatoDelfina Borgato davanti al monumento ai caduti di San Bonifacio
Il campo di concentramento di Mauthausen dove è stata internata Delfina BorgatoDelfina Borgato davanti al monumento ai caduti di San Bonifacio
Il campo di concentramento di Mauthausen dove è stata internata Delfina BorgatoDelfina Borgato davanti al monumento ai caduti di San Bonifacio
Il campo di concentramento di Mauthausen dove è stata internata Delfina BorgatoDelfina Borgato davanti al monumento ai caduti di San Bonifacio

Gianni Bertagnin Se Liliana Segre, una dei pochi bambini sopravvissuti ad Auschwitz, è stata nominata senatrice a vite, lei, deportata a Mauthausen, lottò inutilmente fino alla morte contro la burocrazia che le negò i suoi diritti di ex internata. Ma il suo paese, San Bonifacio, le ha sempre reso onore e ora, a tre anni dalla sua morte, Delfina Borgato riceve un ricordo particolare. Il Comune le dedica la grande sala polifunzionale. La decisione era già stata presa, ma ora il momento ufficiale si avvicina e non poteva esserci miglior data del 27 gennaio, giornata della memoria, istituita per ricordare lo sterminio degli ebrei, nel giorno di liberazione del campo di concentramento di Auschwitz. La giunta municipale ha deciso in settimana la data di attuazione della delibera dello scorso giugno inerente appunto l’intitolazione della sala polifunzionale dell’ex Consorzio agrario di piazzale Mazzini, da anni senza nome: il 27 gennaio. Quel giorno segnerà anche la sconfitta, seppure parziale e tardiva, della burocrazia statale, che per 70 anni si ostinò a negare alla sanbonifacese i suoi diritti di reduce di un campo di sterminio. Quell’insensato e pervicace «no» sarà almeno in parte cancellato dal Comune che superando l’ennesimo ostacolo burocratico, posto da una legge di 90 anni fa, dedicherà alla memoria della eroica concittadina la grande sala scoprendo una targa marmorea all’ingresso. È uno spazio molto prestigioso, frequentato soprattutto da associazioni di giovani e sottostante alla sala dedicata qualche anno fa alla poetessa concittadina Marianna Castellani. Borgato sostenne la lotta contro la burocrazia statale per ottenere la pensione fin dal suo rientro in Italia dalla Germania, nel 1945. Solo la morte, avvenuta nel 2015, pose fine a quella battaglia. Nel 2003, nonostante la sua causa fosse stata sostenuta nel corso degli anni da tre Presidenti della Repubblica, (Carlo Azeglio Ciampi la fece Cavaliere, Giorgio Napolitano le scrisse una lettera e Sergio Mattarella le inviò una medaglia d’argento), nonostante lo stesso Governo tedesco avesse riconosciuto il suo stato di «ex schiava delle SS», un’incomprensibile sentenza della Corte dei Conti di Venezia le aveva negato ogni speranza. A completare l’irriconoscente comportamento dello Stato burocratico, stava ora per aggiungersi, dopo la sua scomparsa, anche l’assurda applicazione di una legge del periodo fascista, la numero 1.188 del 1927, che prevederebbe l’intitolazione di un luogo pubblico solo 10 anni dopo la morte della persona onorata. Una legge spesso ignorata (articolo a fianco). Infatti la delibera di Giunta municipale nei giorni scorsi aveva ricevuto il diniego da parte delle superiori autorità. Ma coraggiosamente l’Amministrazione comunale ha deciso di soprassedere ai cavilli della burocrazia, la quale ancora non demorde nei confronti di una eroica cittadina, anche dopo la sua morte, e ha così stabilito che sabato, giornata della memoria, intitolerà a Delfina Borgato la sala polifunzionale. Da non dimenticare che, nonostante la delusione, Delfina aveva generosamente continuato negli anni a frequentare le scuole dove era spesso invitata per raccontare ai ragazzi la sua dolorosa esperienza di internata. •

Gianni Bertagnin

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