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Collettore e Pfas,
le prossime mosse
per l’acqua pulita

Acquedotti e Pfas: Verona si sta preparando ad aprire i cantieri in anticipo sui tempi. Venerdì i parlamentari Pd Alessia Rotta, Diego Zardini e Gianni Dal Moro, oltre che il ministro per l’Ambiente Gian Luca Galletti, hanno annunciato sono stati sbloccati gli 80 milioni che erano stati previsti ancora nel dicembre scorso dal Cipe per garantire l’approvvigionamento con acqua pulita delle reti idriche dei comuni che fanno parte della zona rossa, inquinata dai Pfas.

Ieri Mauro Martelli, il presidente di Ato Veronese, l’autorità che ha il compito di dettare le regole per il servizio idrico, ha rivelato che Acque Veronesi ha già iniziato a predisporre i progetti per la parte dell’opera di sua competenza. Una situazione sostanzialmente diversa da quella riguardante l’altro grande intervento oggetto del finanziamento governativo: il completamento del collettore del Garda, per il quale da Roma è previsto l’arrivo di 100 milioni, a fronte di un cofinanziamento di pari entità del territorio. In quel caso, infatti, manca ancora un accordo formale fra gli enti interessati.

Sulle cose da fare per cambiare le fonti degli acquedotti ormai tutti sono d’accordo. Le realtà del servizio idrico, coordinati da Veneto Acque, hanno predisposto un piano complessivo del valore di 220 milioni di euro. Secondo quanto afferma Martelli, però, «già con ottanta milioni è possibile portare acqua pulita alla centrale che Acque Veronesi ha ad Almisano, nel Vicentino».

Quella centrale che serve anche tredici municipi del Basso ed Est Veronese, distribuendo acqua che pesca dalla falda inquinata e che tratta con costosissimi filtri a carboni attivi, riuscendo ad abbattere solo in parte i Pfas. Il piano d’azione prevede di eliminare l’approvvigionamento attuale, portando ad Almisano acqua proveniente da Caldiero, e da due zone del Padovano, quella di Carmignano di Brenta e quella di Ponso. Di queste tre condotte, proprio quella veronese potrebbe essere quella di più prossima realizzazione.

I tempi sono comunque lunghi. Gli enti del servizio idrico prevedevano cinque anni per la realizzazione delle condotte. L’assessore regionale all’ambiente Gianpaolo Bottacin ha parlato di quattro. Il presidente di Ato Veronese spiega: «Sono necessari almeno tre anni solo per i cantieri» e ad essi «vanno aggiunti anche i tempi di progettazione, valutazione di impatto ambientale e appalto». Di questo, come della riduzione dei limiti per quanto riguarda i Pfas nell’acqua, si parlerà domani mattina in un incontro tecnico che è stato convocato a Venezia da Nicola Dell’Acqua, il coordinatore della commissione Salute ed ambiente e direttore di Arpav.

Dell’Acqua l’altra sera, in un incontro pubblico a Cologna Veneta, ha ribadito: «La priorità ora è far si che nelle casi arrivi acqua senza Pfas». Fino a che questo non avverrà, Acque Veronesi potenzierà l’attività di filtraggio. Spendendo per questo altri 400mila euro l’anno.

Luca Fiorin

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