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«Campane a festa
per Ca’ del Bue?
Non esageriamo»

Le campane di una chiesa
Le campane di una chiesa
Le campane di una chiesa
Le campane di una chiesa

La proposta della lista Impegno Civico di far suonare a festa le campane dei campanili di San Giovanni Lupatoto, San Martino Buon Albergo e Zevio all’interno di una festa intercomunale per la chiusura dell’inceneritore di Ca’ del Bue, trova un’accoglienza tiepida nei parroci delle rispettive parrocchie. «Siamo ovviamente felici che le comunità interessate siano sfuggite ai fumi e agli scarichi dei camini del progettato inceneritore ma le campane di solito si suonano per altri motivi», è la posizione dei parroci delle tre parrocchie.

L’idea di festeggiare la mancata realizzazione dell’ ampliamento dell’inceneritore della basse di San Michele con i forni a griglia era sta lanciata ieri dalle pagine del nostro giornale da Maurizio Simonato, esponente della lista Impegno Civico. «Per lo sfuggito pericolo, come lista lanciamo la proposta alle tre amministrazioni che entro il mese di febbraio si individui una data da proporre come festa intercomunale fra San Giovanni Lupatoto, Zevio e San Martino Buon Alberto, con le campane dei tre comuni alleati contro l’inceneritore che suonano all’unisono, come nelle vicende epiche del medio evo, quando i cavalieri intrepidi sconfiggevano il mostro e salvavano i più deboli».

Simonato aveva anche ipotizzato che in futuro tale giornata di festa possa essere dedicata allo studio e approfondimento sul riuso, il risparmio, il riciclo e su come trasformare ciò che si getta in risorse preziose.

I parroci tengono una posizione più prudente. «Sono contento per la mia comunità che sia stata adottata la decisione di non costruire i nuovi forni dell’inceneritore ma la richiesta di suonare le campane a festa per questa presa di posizione mi sembra un po’ strana e in qualche modo esagerata», commenta monsignor Gaetano Pozza, parroco di Zevio. «Le campane a festa di solito segnalano altre cose, a carattere e contenuto religioso. Diciamo che ci pensiamo un po’ sopra e poi decidiamo, considerato anche che non si tratta di un’esigenza immediata...».

Una parrocchia, quella di Gesù Buon Pastore a San Giovanni Lupatoto, ha una chiesa che le campane non le ha neppure. L’edificio sacro è infatti dotato di un impianto con una registrazione che diffonde lo scampanio a seconda della funzione religiosa celebrata. «C’è questo piccolo particolare, che anche volendo noi le campane non le abbiamo», scherza don Giampaolo Marcucci, parroco del Buon Pastore. «È vero che la mancata realizzazione dei forni a griglia a Ca’ del Bue è un obiettivo importante raggiunto per la comunità locale, ma il ricorso alle campane per fare festa mi lascia un po’ perplesso. Piuttosto si potrebbe accennare anche in chiesa al pericolo sfuggito che ha senz’altro riflessi positivi per San Giovanni Lupatoto».

Il territorio della parrocchia del Buon Pastore, essendo sottovento, sarebbe stato il più interessato alla ricaduta di polveri, sostanze e fumi emessi, magari anche in quantità controllate, dalle ciminiere dei forni griglia che Agsm e Urbaser avevano previsto di ricavare nell’impianto della basse di San Michele. Le ultime case di via Porto e del quartiere del Ricamificio distano infatti circa 900 metri dall’attuale inceneritore della basse di San Michele. Sulle medesime posizioni dei due parroci precedenti, don Flavio Miozzi, parroco di San Martino Buon Albergo che dice: «I cittadini ci tenevano molto che non fosse realizzato l’inceneritore e io condivido con loro questa soddisfazione. Non mi pare però il caso che per tale motivo vengano suonate le campane a festa».

A San Giovanni Lupatoto festeggiano intanto le agenzie immobiliari per le quali, con lo stop a Ca’ del Bue, è stato rimosso un motivo di deprezzamento del valore degli immobili.

Renzo Gastaldo

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