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Aula dell’ateneo intitolata al sorriso di Irene

L’aula che martedì verrà intitolata alla giovane tregnaghese morta per una leucemia B FOTO MARCHIORI
L’aula che martedì verrà intitolata alla giovane tregnaghese morta per una leucemia B FOTO MARCHIORI
L’aula che martedì verrà intitolata alla giovane tregnaghese morta per una leucemia B FOTO MARCHIORI
L’aula che martedì verrà intitolata alla giovane tregnaghese morta per una leucemia B FOTO MARCHIORI

L’aula C degli Istituti biologici della scuola di Medicina e chirurgia dell’Università di Verona, sarà intitolata martedì alle 11 a Irene Dal Forno, ventiquattrenne tregnaghese morta lo scorso 8 settembre di leucemia B quando aveva appena iniziato il sesto e ultimo anno del corso di laurea di Medicina. Nella sua breve vita Irene non ha fatto nulla di straordinario per meritarsi un riconoscimento simile, che la tradizione riserva a luminari della scienza o ad autori di gesti eroici, ma nell’ordinarietà dei suoi studi, della sua vita familiare e di relazioni, nel suo entusiasmo di vivere e sognare per sé un futuro da medico impegnato nell’aiutare gli altri, ha lasciato segni così profondi e convinti che l’intero collegio dei rappresentanti degli studenti di tutti gli anni di Medicina ha chiesto al consiglio di facoltà di prendere in considerazione questa ipotesi. Ma chi era Irene per essere riuscita a muovere attorno a sé, tanto entusiasmo e determinazione? Mamma Valeria e papà Bruno ne tracciano un breve e intimo ritratto: «Era partita già dalle scuole elementari con l’idea che sarebbe diventata medico, tant’è che noi le raccomandavamo di avere pronto anche un piano B nel caso avesse avuto delle difficoltà o cambiato idea. Durante gli anni di liceo al Messedaglia la sua preparazione era finalizzata sempre a questo obiettivo e durante i mesi di tirocinio in Università si era convinta che la specializzazione in malattie infettive sarebbe stata la sua strada: sognava l’Africa e le missioni con Emergency o Medici senza frontiere», raccontano i genitori. Aveva amici in tutto il mondo grazie alla community Subspedia che coltivava fin dal liceo, dedita al fansubbing (sottotitolazione) e formata da appassionati di serie televisive che collaborano gratuitamente per la realizzazione della traduzione italiana di sottotitoli di film e serie televisive in lingua inglese e di cui era diventata da semplice traduttrice a controllore fino al grado più alto di supervisore. Aveva anche la passione per la cucina etnica e le sue specialità erano i dolci: di sport non ne voleva sapere, ma le amicizie l’avevano trascinata nel direttivo dell’ Unione sportiva tregnaghese, dove si occupava della documentazione per i certificati medici di chi praticava attività agonistica. Tutto era filato liscio fino alla scorsa estate in cui la famiglia aveva deciso di passare alcuni giorni di vacanza insieme. Al ritorno, ai primi giorni di settembre Irene accusava nausea e una febbriciattola a cui non aveva dato peso perché riteneva che si trattasse di una somatizzazione in vista di un esame che l’aspettava per il giorno 12. «Per precauzione martedì 5 settembre si fece visitare da un amico medico dell’ospedale di Borgo Trento che la volle ricoverare per degli esami di controllo che diagnosticarono una leucemia di tipo B. Venne informata perché era in grado di capire la gravità della situazione ma non si perse d’animo», raccontano i genitori, «tant’è che disse di sapere di che cosa si trattava e che ce l’avrebbe fatta. Il trasferimento poi al Policlinico di Borgo Roma per le cure in Ematologia la rinfrancava perché diceva che era a due passi dalle aule e da ricoverata avrebbe potuto seguire qualche esame, se non proprio sostenerlo». Iniziata giovedì la chemioterapia, all’una di notte peggiorò improvvisamente con una forte fase aggressiva agli organi interni che le fecero perdere del tutto conoscenza. Portata in rianimazione spirò alle 18 del giorno successivo, fra lo sgomento generale degli stessi sanitari «che hanno fatto di tutto per fermare l’infezione. Loro stessi allibiti per tanta aggressività del male e alla fine disperati come fosse una loro figlia per non essere riusciti a vincere sulla malattia. La morte di Irene ha lasciati affranti anche i compagni di corso, in particolare il gruppo di studio con il quale aveva preparato tanti esami di successo. La tradizionale festa organizzata dagli studenti di Medicina è stata destinata alla raccolta fondi in memoria di Irene, una cifra consistente, di alcune migliaia di euro, che gli studenti hanno voluto devolvere ad Emergency e l’associazione ha risposto con una lettera di ringraziamento ai genitori per il gesto. Valeria e Bruno, con i fratelli di Irene, Jacopo studente di Scienze motorie e Mattia al liceo Copernico, saranno presenti alla cerimonia di intitolazione con tanti amici: «È un evento bellissimo anche perché inaspettato e non lo immaginavamo possibile», commentano i genitori, «è una piccola cosa, ma importante perché resterà indelebile segno del passaggio di Irene fra quei banchi e quelle mura».

Vittorio Zambaldo

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