<img height="1" width="1" style="display:none" src="https://www.facebook.com/tr?id=336576148106696&amp;ev=PageView&amp;noscript=1">

Addio mele, kiwi e Pinot grigio
La gelata stronca la produzione

Piante di kiwi colpite dalla gelata FOTO PECORA
Piante di kiwi colpite dalla gelata FOTO PECORA
Piante di kiwi colpite dalla gelata FOTO PECORA
Piante di kiwi colpite dalla gelata FOTO PECORA

Resterà scritta come un'anomalia meteorologica la gelata fuori stagione che ha compromesso irrimediabilmente le colture frutticole, che erano al loro inizio.

Per le mele, i kiwi e l'uva delle varietà precoci infatti, la stagione era appena iniziata, ma per molti coltivatori è già finita a causa delle due notti gelide del 18 e del 19 aprile, con temperature molto al di sotto delle medie stagionali, dopo il mese di marzo che sembrava una pre-estate ed un inverno molto secco.

L'effetto è stato quello del congelamento dei tralci del Pinot grigio e dei primi piccoli frutti attaccati a meli, peri e kiwi. A Belfiore, terra della mela, si è registrata una situazione a dir poco drammatica, con temperature scese a meno 3 gradi e con correnti gelide che non hanno perdonato neppure i meli dotati di impianti a pioggia ed antibrina. Accendendo i quali, l'acqua riusciva a mantenere a zero gradi i frutteti, che in passato si sono sempre salvati in questo modo. Cosa che stavolta non è stato possibile fare.

«Le correnti gelide che hanno spazzato la pianura a fasce, hanno congelato letteralmente i piccoli frutti in molte zone del territorio», assicura l'assessore all'agricoltura Giuseppe Vanzani, che è anche melicoltore. «Le zone maggiormente colpite dalla gelata sono state la Zerpa, Bionde, la Bova, la zona di via Fornaci e in generale la parte più a sud e ad est del paese».

«Con le brinate primaverili, in genere si intaccavano gli strati più bassi delle piante, salvando almeno le più alte», sottolinea Vanzani, «ma stavolta non è stato così: le correnti gelide hanno intaccato gli alberi da frutto dal basso in alto». Lo stadio fenologico in cui si trovavano i meli, qualche giorno fa, era la fine della caduta dei petali dei fiori e la comparsa delle piccolissime mele, di appena 5-8 millimetri. La fase più delicata della maturazione dei pomi.

«Questi piccoli frutti sono già neri al loro interno e cadranno», avverte Vanzani, «resisteranno solo le piccolissime mele che non si sono congelate, ma la produzione in generale è compromessa. Non ho mai visto una situazione così anomala».

Ogni tre piccoli frutti staccati per controllarli, due sono andati a male. Non vanno meglio i kiwi, anche loro colpiti ed essiccati dal gelo, prima di arrivare al loro minimo sviluppo. Drammatica la situazione anche per i vigneti delle varietà nuove e precoci, e per le viti coltivate con il sistema Gdo e a spalliera. In particolare ad essere colpito è stato il Pinot grigio, vitigno di cui la pianura veronese si è riempita negli ultimi anni.

«La zona dell'Arcole Doc è compromessa», ammette Aldo Lorenzoni, direttore del consorzio di tutela dell'Arcole Doc, «il Pinot grigio in pianura dal vicentino alla fascia pedemontana dell'Est veronese, è stato colpito da folate di aria gelida, che hanno bruciato i tralci appena spuntati». Qualche tralcio riuscirà a ripartire, ma certo darà una produzione del 20-30 per cento inferiore a quella che sarebbe venuta con i primi tralci spuntati dalle viti».

«C'è stato uno sbalzo termico in pianira di 17-18 gradi, con minime a -2, -3 gradi», dice Lorenzoni. «Da quando sono nel settore, ossia dal 1985, non ho mai visto una situazione simile in primavera. Bisogna tornare indietro agli anni Sessanta e Cinquanta per un fenomeno del genere, ma all'epoca non c'erano viti a spalliera e le varietà precoci erano molto poche».

«Un fenomeno da calamità naturale», assicura il direttore Lorenzoni. «Per fortuna si sono salvate le varietà in collina, come la Garganega del Soave, dove le temperature non sono state così rigide e anche perché lo stato vegetativo dei vigneti è più indietro rispetto alle precoci e dove la coltura a tenda, che porta i tralci più in alto di quelli delle viti a spalliera, ha impedito il congelamento della Garganega. Le varietà più colpite sono i Prosecchi, il Pinot grigio e il Chardonnay, ma anche il Merlot», conclude. «Credo che dovrebbero essere le istituzioni a muoversi, in primis il Ministero delle risorse agricole, per andare incontro agli agricoltori che sono stati colpiti da un fenomeno assimilabile a una catastrofe naturale».

Zeno Martini

Suggerimenti