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L'iniziativa

È tutta veronese
la campagna
sulla fibrosi cistica

A sinistra Katia Fornaro, Lorenzo e Nadia Beltrame con le «bolle» del liceo Guarino Veronese
A sinistra Katia Fornaro, Lorenzo e Nadia Beltrame con le «bolle» del liceo Guarino Veronese
A sinistra Katia Fornaro, Lorenzo e Nadia Beltrame con le «bolle» del liceo Guarino Veronese
A sinistra Katia Fornaro, Lorenzo e Nadia Beltrame con le «bolle» del liceo Guarino Veronese

Si chiama Biribolla, ed è tutto veronese, l’ambasciatore della sensibilizzazione sulla fibrosi cistica: il fumetto inventato da Nadia Beltrame per trasformare la fisica in un gioco, diventa protagonista e trascinatore della campagna nazionale «Tu soffi, io respiro». Non solo: nel segno di Biribolla, e dei giochi che con le bolle si possono fare, il popolo degli artisti italiani delle bolle lanciano i loro flash-mob #fcbiribolla.

Il debutto ufficiale di «Tu soffi, io respiro» e il battesimo dell’hashtag #fcbiribolla dovevano avvenire a Verona, nel contesto del raduno nazionale della Fondazione Fibrosi cistica in programma il 27 e 28 maggio: in occasione del XII seminario dedicato ai report sulla ricerca e dell’ incontro di oltre 200 dei 7.000 volontari italiani della Ffc, Katia Fornaro (responsabile del Gruppo di sostegno Ffc-Valdalpone) avrebbe dovuto raccontare l’iniziativa con cui Biribolla diventa veicolo di informazione e anche testimonial della raccolta fondi a sostegno della ricerca.

Gli artisti italiani delle bolle, che sono stati coinvolti nel progetto, sono stati però incontenibili e tanto la campagna quanto l’hashtag, da qualche giorno sono già topic nel web e hanno debuttato (con l’apertura delle raccolte fondi) in occasione degli spettacoli degli artisti delle bolle.

«Per completare il terzo dei volumetti dedicati alla fisica raccontata attraverso i giochi di Biribolla ho contattato un gruppo Facebook che riunisce artisti italiani con le bolle, quello degli “Amici delle bolle di sapone” fondato da Loris Trombino, brillante e affermato ingegnere che ha mollato giacca e cravatta e ha trasformato la passione per le bolle in un mestiere. È così che Erica Baldini, la mamma di un bimbo di Vigevano con la fibrosi cistica, mi ha agganciata»: così Nadia Beltrame racconta l’incipit. La «prof» di San Giovanni Ilarione insegna matematica alle future maestre del liceo Guarino Veronese di San Bonifacio, e proprio a loro ha pensato quando si è inventata Biribolla: serviva un mediatore divertente tra la fisica e i bambini, ha fatto lavorare la fantasia e con la matita di Elena Quagiotto e il gruppo «Le matite creative» del liceo ha fatto nascere Biribolla.

L’idea è piaciuta alla casa editrice veronese QuiEdit che ha portato il libreria Biribolla: Beltrame ha poi trasformato il libro nell’occasione per proporre stage pratici alle sue allieve.

La cosa è andata talmente avanti che le ragazze sono oggi protagoniste di un progetto di alternanza scuola-lavoro che poggia sulla sensibilizzazione sulla fibrosi cistica. Come? Lo spiega Beltrame: «Questa mamma mi ha ringraziato per le idee che ha trovato nei libri di Biribolla, e mi ha spiegato che proprio il soffiare è una delle attività terapeutiche che vengono fatte praticare continuamente ai bimbi con fibrosi cistica al fine di evitare che il deposito di muco causi broncopolmoniti. Non lo sapevo, e ho subito contattato Katia Fornaro per capire come Biribolla poteva diventare ancora più utile».

Fornaro è la mamma di Lorenzo, un ragazzino di Montecchia di Crosara che assieme alla madre combatte da anni contro la malattia: e lo fa anche da testimonial diretto, affiancandola in qualsiasi iniziativa promossa dal Gruppo di sostegno Ffc- Valdalpone. «La bollaterapia per noi è un fatto assodato: non solo viene messa in campo dopo qualsiasi intervento chirurgico in pediatria, ma in particolare per i pazienti con fibrosi cistica», conferma Fornaro.

Ci è voluto pochissimo a unire le forze: Beltrame ha messo il terzo volume del suo Biribolla, la QuiEdit la stampa a prezzo di costo, la Legatoria Dk la fascicolazione, la Fondazione fibrosi cistica il paternariato (il libro si acquista dal sito della Fondazione fibrosi cistica) e la disponibilità a riconoscere Biribolla e gli spettacoli che espongono l’hashtag #fcbiribolla come un modo concreto di sostenere la ricerca. «C’è anche un simbolo che racconta questa campagna, cioè la paletta delle bolle di sapone che chi partecipa alle giornate di sensibilizzazione applicherà alla maglietta come una spilla», dicono le ragazze del Guarino. Così, in pochi giorni, in tutta Italia gli artisti delle bolle, e chi si gode i loro spettacoli, si sono uniti attorno a #fcbiribolla e alla raccolta fondi, anche attraverso aste di oggetti degli artisti stessi, a sostegno della ricerca.

Paola Dalli Cani

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