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Primi racconti dall’inferno
«Una catastrofe terribile»

Uno degli automezzi dei vigili del fuoco scaligeri accanto a una cappelletta rasa al suolo dal terremoto. È uno dei tanti interventi compiuti in questi giorniLa colonna dei mezzi del Soccorso alpino veneto in partenza per i luoghi del terremoto
Uno degli automezzi dei vigili del fuoco scaligeri accanto a una cappelletta rasa al suolo dal terremoto. È uno dei tanti interventi compiuti in questi giorniLa colonna dei mezzi del Soccorso alpino veneto in partenza per i luoghi del terremoto
Uno degli automezzi dei vigili del fuoco scaligeri accanto a una cappelletta rasa al suolo dal terremoto. È uno dei tanti interventi compiuti in questi giorniLa colonna dei mezzi del Soccorso alpino veneto in partenza per i luoghi del terremoto
Uno degli automezzi dei vigili del fuoco scaligeri accanto a una cappelletta rasa al suolo dal terremoto. È uno dei tanti interventi compiuti in questi giorniLa colonna dei mezzi del Soccorso alpino veneto in partenza per i luoghi del terremoto

Verona c’è. I volontari del nostro Soccorso alpino e speleologico (Cnsas) sono arrivati, nel tardo pomeriggio di ieri, nel Lazio martoriato dal terremoto. Ma la città, che subito aveva inviato in Centro Italia una squadra di pompieri e un’unità cinofila, è pronta a mandare ancora uomini e attrezzature, appena il dipartimento nazionale della protezione civile lo richiedesse.

Intanto sono partiti di prima mattina in undici: sette della stazione veronese del Soccorso alpino, di cui due infermieri, più tre speleologi e un tecnico disostruttore, cioè un esperto nell’utilizzo dell’esplosivo per spostare i cumuli di macerie.

«Abbiamo formato una carovana di fuoristrada e di auto insieme agli altri volontari del Veneto, che appartengono alla seconda e all’undicesima delegazione. Una volta sul posto, ci metteremo immediatamente a disposizione del coordinamento della protezione civile», spiegava durante il viaggio Alberto Corà, vice capo stazione del Soccorso alpino. «La nostra prima destinazione sarà in provincia di Rieti, nella zona di Amatrice, una delle più colpite. E poi, a seconda delle necessità».

Gli uomini del Cnsas, che solitamente operano sulle montagne, tra dirupi e canaloni, portano fra la desolazione dei paesi crollati la loro esperienza di ricerca, salvataggi e recuperi su «terreni ostili». Hanno con sé imbragature, corde e verricelli, come già all’Aquila nel 2009 e in occasione di altri disastri naturali, come le alluvioni.

Tuttavia «l’aiuto principale che ci viene richiesto ora è la semplice manovalanza per scavare fra i detriti delle case crollate, soprattutto nei luoghi più scoscesi e difficili da raggiungere».

Intanto, a Verona, un centinaio di potenziali soccorritori attende un’eventuale chiamata. Sono pronti a partire in qualsiasi momento, «ma attualmente non c’è bisogno di ulteriori forze. I volontari sul campo sono già tantissimi; bisogna stare attenti che l’eccesso di zelo non si traduca in confusione e disorganizzazione», chiarisce il comandante dei vigili Luigi Altamura, coordinatore della protezione civile cittadina.

E continua: «Il dipartimento nazionale, subito dopo la tragedia, ci ha fatto sapere che, semmai, ci sarà richiesto di inviare squadre tecniche per l’installazione di luci, della cucina da campo in grado di preparare un migliaio di pasti, dei moduli-bagno… Tutto ciò che può servire agli sfollati. Ma non ora, appunto».

«In tanti ci hanno telefonato per mettersi al servizio, disposti ad andare in Centro Italia ad aiutare. A questi veronesi volonterosi dico pubblicamente grazie. Ma, al momento, l’unico modo per stare vicini alle popolazioni colpite dal terremoto è aderire alle campagne di solidarietà nazionali», spiega ancora Altamura. «Diffidare, invece, di qualsiasi iniziativa non ufficiale e soprattutto di chiunque venisse di persona, casa per casa, a chiedere soldi o beni materiali: nessuno è autorizzato a farlo, si tratterebbe di una truffa».

LA MISSIONE DEI VIGILI DEL FUOCO. «I ragazzi vorrebbero fare ancora di più di quello che stanno facendo, la situazione là è terribile». Il comandante dei vigili del fuoco di Verona Michele de Vincentis è in continuo contatto con i pompieri partiti dalla sede di via Polveriera Vecchia. È una squadra di nove persone: al momento non c’è stato bisogno dell’invio del Gos, il gruppo operativo speciale, cinque vigili del fuoco specializzati in movimento terra in preallerta dall’altra notte. Il loro supporto potrebbe servire più avanti. Il sisma che ha colpito il Reatino sta assumendo dimensioni simili, nel numero delle vittime, a quello dell’Aquila del 2009. E per i soccorritori, appare ancora più difficile da affrontare: «Rispetto a quello in Abruzzo c’è una maggior dispersione di interventi, a causa delle tante frazioni da raggiungere», spiega De Vincentis, «il rischio è di rimanere isolati».

Dal pomeriggio di mercoledì i vigili del fuoco di Verona, assieme a quasi un migliaio di colleghi di altri Comandi, stanno operando in alcune frazioni del comune di Amatrice, fra quelli comunque che hanno subito danni minori dal terremoto dell’altra notte. La loro attività è finalizzata a ispezionare ogni angolo dei paesini per verificare la presenza di eventuali persone coinvolte e ad aiutare le popolazione con il recupero dei beni di prima necessità. Il personale è a disposizione del «comando di cratere» (così viene chiamato il comando organizzativo centrale in eventi di questo tipo) per eventuale supporto e sostituzione delle sezioni operative di altri comandi. All’inizio della settimana prossima ci dovrebbe essere il cambio della guardia per i nove pompieri veronesi. L.CO. e RI.VER.

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