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L’ORDINANZA

Multe a chi fa
l’elemosina
Coro di critiche

Un mendicante lungo la strada: l’ordinanza di Tosi entrerà in vigore fra un paio di settimane
Un mendicante lungo la strada: l’ordinanza di Tosi entrerà in vigore fra un paio di settimane
Un mendicante lungo la strada: l’ordinanza di Tosi entrerà in vigore fra un paio di settimane
Un mendicante lungo la strada: l’ordinanza di Tosi entrerà in vigore fra un paio di settimane

È guerra politica su chi dà soldi in carità e si becca una multa. Comunque è un coro di «no» dall’opposizione comunale e non solo: «Misura inutile. Ma Tosi non doveva azzerare l’accattonaggio?». E il sindaco Flavio Tosi ribatte: «Le leggi non consentono di ridurlo in maniera efficace. Da qui il provvedimento».

Tante domande sono sorte spontanee, dopo l’ordinanza del sindaco Flavio Tosi che multa chi dà soldi in elemosina in centro storico favorendo così - questa la «ratio» della misura - il cosiddetto racket degli accattoni. Perché soltanto dentro la città antica e fuori no? E perché per un periodo limitato, dal 13 marzo fino al 14 aprile? Ancora: come si farà tecnicamente ad applicarla? Ed è possibile sanzionare un atto di altruismo come fare la carità?

SUL FRONTE politico cittadino di opposizione a Tosi, ma con qualche perplessità anche nella sua maggioranza, tanti i «no» all’ordinanza, che sarà in vigore da domenica 13 marzo fino a lunedì 14 aprile e in caso di infrazione prevede sanzioni da 25 a 500 euro. Essa, lo ricordiamo, riguarda tutte le aree pubbliche della città antica, oltre a corso Porta Nuova e via IV Novembre, in Borgo Trento.

«Non riesco a capire due aspetti, di questa ordinanza: perché per un mese e perché soltanto nel centro storico? Forse il mese e basta dipende dal fatto che si vuole fare una sperimentazione? Ma soltanto nella città antica non ha senso, perché i problemi più grossi sono ai semafori fuori dal centro, come in zona Borgo Milano e in stazione di Porta Nuova», dice Luca Zanotto, presidente del Consiglio comunale, della Lega e quindi ora all’opposizione di Tosi. Aggiunge Zanotto: «Se la finalità è fare prevenzione, con questo deterrente della multa a chi dà soldi si rischia invece di annullare gli effetti dell’ordinanza stessa. Perché chi chiede elemosina si sposterà ancora di più fuori dal centro, andando a creare altri problemi dove già ci sono. Insomma, in pratica sarà molto difficile far rispettare questa ordinanza».

NEL PD di matrice renziana - dopo la presa di posizione contraria già del capogruppo in Comune Michele Bertucco, dell’ala sinistra del partito - la deputata Alessia Rotta, il consigliere regionale Orietta Salemi e il segretario provinciale Alessio Albertini bocciano senza mezze misura l’ordinanza. Allargando l’orizzonte ai nodi cittadini. «Il sindaco Tosi fece ordinanza anti-accattoni e per il decoro urbano, come quella che multa chi mangia sulle scalinate dei monumenti», dice la Rotta, «ma non mi pare di aver visto grandi risultati. E certo questa ordinanza non risolverà nulla. Che ne è, piuttosto, della Fondazione Arena, del filobus, del traforo?». Tosi, dice la Salemi, «sta solo sparando le ultime artucce» con un’ordinanza, spiega Albertini, «inattuabile».

MA SI PUÒ MULTARE un atto personale, di libertà, come quello di fare elemosina? Su questo punto avanza perplessità sull’ordinanza Giorgio Pasetto, consigliere comunale della Lista Tosi, dell’area liberal-radicale. «Condivido nella sostanza l’ordinanza, che ha l’evidente scopo di prevenire l’accattonaggio soprattutto in forma organizzata, ma ritengo che multare coloro che liberamente decidono di elargire somme di denaro sia una privazione della libertà personale. Avrei preferito un invito formale alla cittadinanza, senza però sanzionare coloro che decidessero diversamente in coscienza».

Tosi però ribatte. «Su 4.929 multe comminate a Verona agli accattoni dal 5 maggio 2012 - data di entrata in vigore dell’articolo 28bis del Regolamento di Polizia urbana che vieta di fare accattonaggio nelle vie della città - ne sono state pagate solo 33, cioè lo 0,66 per cento: in mancanza di una normativa statale in materia, gli strumenti normativi comunali rischiano di essere inefficaci come le gride di manzoniana memoria e vanifica il grande sforzo che sta facendo la Polizia municipale».

IL SINDACO SPIEGA che «i 33 soggetti che finora hanno pagato sono un italiano, un ungherese, un cittadino della repubblica ceca, due senegalesi, nove nigeriani, cinque provenienti dall’ex Jugoslavia e 14 serbi. Nessun rom (la maggioranza dei verbalizzati) ha mai pagato una sola contravvenzione».

Per Tosi «i dati dimostrano che a Verona l’accattonaggio non è un fenomeno di povertà dei nostri concittadini, ma è gestito ed effettuato da organizzazioni composte da cittadini stranieri, che si sono spartite le postazioni nelle vie centrali della città e sfruttano soprattutto soggetti disabili e donne, spesso ridotti in stato di soggezione: per impietosire i passanti, l’accattonaggio usa e maltratta cani, guarda caso tutti regolarmente muniti di microchip e vaccinazioni veterinarie. Ultimamente poi», precisa, «si sono inseriti nel sistema anche alcuni soggetti inseriti nel sistema di accoglienza come richiedenti asilo. Contro l’accattonaggio molesto è indispensabile una legge statale sulla sicurezza urbana che dia maggiori poteri ai sindaci e permetta di stroncare il vergognoso “business” dell’accattonaggio».

Enrico Giardini

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