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SCUOLA

Addio sospensione
Bulli a «lezione»
da chi soffre

di Elisa Pasetto
Dima, al centro, con due ospiti della cooperativa socialeDisabili e studenti al lavoro insieme ai fornelli
Dima, al centro, con due ospiti della cooperativa socialeDisabili e studenti al lavoro insieme ai fornelli
Dima, al centro, con due ospiti della cooperativa socialeDisabili e studenti al lavoro insieme ai fornelli
Dima, al centro, con due ospiti della cooperativa socialeDisabili e studenti al lavoro insieme ai fornelli

C'era una volta la sospensione. Oggi, per provare a redimere uno studente gravemente indisciplinato, ci sono i lavori socialmente utili. Pulire i corridoi, le aule, sistemare il giardino della scuola per riflettere sul “male” fatto? Non solo. Piuttosto, un periodo di servizio per aiutare chi soffre. All'istituto alberghiero Berti del Chievo, negli anni scorsi era solo una sperimentazione. Da settembre, l’esperienza è stata messa a regime. E non è un caso.

SOSPENSIONE... ADDIO. «La sospensione viene vissuta come una punizione e, di fatto, si traduce in una perdita di tempo; le altre azioni lasciano il tempo che trovano, spesso dopo aver pagato il proprio “debito” lavorando per la scuola i ragazzi non ci pensano due volte a ripetere il comportamento incriminato», spiega Anna Graciotti, vicepreside del Berti. «Così invece invece, prima di far scattare le sanzioni, abbiamo pensato a qualcosa che in loro lasciasse il segno. Che permettesse a questi studenti di capire che anche il più “discolo“, a contatto con realtà difficili e persone che soffrono, può essere di grande aiuto. Insomma questi ragazzi, ai quali - in tempi in cui la famiglia si sta sgretolando - manca l’alfabetizzazione emotiva, capiscono di avere un valore. E, insieme, ricostruiamo la loro autostima, minata dalla sanzione disciplinare».

A settembre, l'istituto ha firmato una serie di convenzioni con associazioni per il recupero dei comportamenti inadeguati: la cooperativa Energie Sociali, comunità diurna per adolescenti, la Faliero, centro diurno per adulti con handicap, la Uildm, Unione italiana lotta alla distrofia muscolare, Amici senza barriere, che organizza attività ricreative e formative per disabili. Da allora il Berti ha inviato loro una dozzina di ragazzi. «Sono studenti che hanno aggredito dei compagni, che hanno avuto comportamenti o esternazioni irrispettose verso compagni o insegnanti. E non è accettabile mai», continua Graciotti, «tantomeno quando si tratta di ragazzi che, per il lavoro che faranno, saranno a contatto diretto col cliente, che si troveranno anche a gestire persone sopra le righe o ubriachi».

AL SERVIZIO DI CHI SOFFRE. Invece, dopo un periodo di servizio come questo, «tornano cambiati», assicura l’insegnante Cinzia Ferro. Basta guardare Dima per capirlo. Qualche mese fa un diverbio con un compagno durante un laboratorio di cucina era finito nel peggiore dei modi. E per lui è scattata una sanzione pesante. Sarebbero state tre settimane di sospensione. «Il preside ha chiamato mia madre e l’ha messa al corrente. Ma anche lei non voleva vedermi a casa così tanto tempo senza far nulla», racconta il ragazzo. «Così, per tre settimane, ho prestato servizio alla Faliero». Dal lunedì al venerdì, dalle 9 alle 17, con gli operatori aiutava gli ospiti a svolgere le loro attività di legatoria, assemblaggio e, ovviamente, i laboratori di cucina. Poi, il sabato mattina, una mattinata sui banchi.

«Un periodo intenso, all’inizio non ero convinto. Ma dopo due giorni ho iniziato a sentirmi a mio agio in mezzo a queste persone. Parlare con loro, scherzare, aiutarli se non riuscivano a fare qualcosa, è diventato naturale. E mi sono affezionato. Sarei anche tornato a dare una mano, se poco dopo non avessi dovuto iniziare il tirocinio con la scuola».

PRANZO CONVIVIALE. E se Maometto non va alla montagna... sono stati alcuni dei 18 ospiti della cooperativa sociale Faliero del Saval a rispondere all’invito di Dima e a presentarsi, l’altro giorno, al Berti, accompagnati dall’operatrice Francesca Pasetto. Stavolta, in versione cuochi, per una mattinata insieme ai fornelli conclusa da un pranzo conviviale (guardate la fotogallery e l’intervista alla vicepreside sul sito L’Arena.it).

«Vederli qui a scuola è stato davvero bello», commenta Dima davanti a un piatto di saccottini al radicchio rosso che, insieme a lasagne al forno, pollo al curry e tortino di mele, ha composto lo sfizioso menù della giornata. «L’idea è stata mia, volevo che questi ragazzi potessero vivere un’esperienza nuova. Molti sono in imbarazzo con i disabili, si vergognano di parlare con loro. Invece sono bravissime persone, ti danno davvero tanto».

E a proposito della sanzione, Dima ha imparato la lezione. Quella, probabilmente più importante di tutto l’anno scolastico: «Ho capito che non devo reagire e che devo pensarci quattro volte prima di rispondere a una provocazione».

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