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LE NUOVE LINEE GUIDA

Colesterolo cattivo
«Sotto i 100? Ce l'ha
un italiano su 5»

Colesterolo alto e obesità: i principali fattori di rischio per le cardiopatie ischemiche
Colesterolo alto e obesità: i principali fattori di rischio per le cardiopatie ischemiche
Colesterolo alto e obesità: i principali fattori di rischio per le cardiopatie ischemiche
Colesterolo alto e obesità: i principali fattori di rischio per le cardiopatie ischemiche

Un miliardo di euro: è quanto il Servizio sanitario nazionale spende in un anno per curare (con farmaci e ricoveri ospedalieri) gli oltre due milioni e mezzo di italiani che hanno una severa ipercolesterolemia, ossia la presenza nel sangue di troppo colesterolo cattivo (Ldl), indicato con pressochè assoluta certezza come il primo fattore di rischio per le cardiopatie ischemiche (infarto e ictus).

Numeri che esploderebbero qualora il ministero della Salute decidesse di dare applicazione alle linee guida presentate l’altro giorno a Roma in occasione del congresso della Società europea di cardiologia. Presentando il risultato di uno studio clinico, in estrema sintesi, gli esperti hanno avvisato la popolazione: avere il colesterolo Ldl inferiore a 100 e nel contempo la pressione arteriosa bassa riduce sensibilmente, nel tempo, il rischio di ritrovarsi placche di aterosclerosi.

Il presidente della Società italiana di cardiologia, Francesco Romeo, ha ipotizzato in questo senso un atteggiamento più aggressivo (traduzione: prescrittivo) dei medici, che oggi ordinano i farmaci anti colesterolo, le famigerate statine, solo in presenza di valori superiori a 190.

Abbassare l’asticella del “normale“ significherebbe considerare suscettibili di cure quasi otto italiani su dieci, come spiega il dottor Roberto Castello, responsabile della Medicina generale dell’Azienda ospedaliera universitaria integrata.

«I dati dell’Osservatorio epidemiologico sulle patologie cardiovascolari ci dicono che solo il 5% degli uomini e il 3,1% delle donne ha un valore di colesterolo Ldl inferiore a 70; il 16,4% degli uomini e il 15,7% delle donne registra livelli fra 71 e 100. Se il limite consigliato oggi fosse 100, come indicato dai colleghi a Roma, sarebbe da trattare l’80% della popolazione. Con quali costi e quali risultati?».

Il medico ritiene che le nuove linee guida siano tendenti all’allarmismo. «La popolazione utilizzata per fare lo studio clinico era in qualche modo selezionata, come si evince dalla conclusione, laddove si specifica che ulteriori studi sono necessari per identificare chi potrebbe trarre beneficio da colesterolo e pressione bassa. Non certo chi ha il colesterolo alto per genetica, ossia familiarità: un fattore che condiziona molto il nostro destino cardiovascolare».

L’impressione, insomma, è che si stia ripetendo quanto avvenuto in America un paio d’anni fa, dopo la presentazione delle nuove linee guida sul colesterolo, con abbassamento del livello soglia: la stampa ipotizzò che dietro alla stesura dei “consigli medici“ vi fossero le aziende farmaceutiche in procinto di lanciare nuovi prodotti che abbattono il colesterolo, in particolare quello su base genetico.

«Farmaci costosissimi», spiega Castello, che preferisce leggere nelle linee guida un invito a cambiare stili di vita e abitudini alimentari.

«Dato per assodato che colesterolo, glicemia, pressione alta, familiarità e sedentarietà sono i nemici del cuore», argomenta il primario, «bisogna muoversi di più e mangiare bene, anche se si assumono statine».

Che non hanno il potere magico di riequilibrare gli eccessi a tavola. Poche proteine animali, quindi, e prudenza con burro, margarina, latte e derivati. Una dieta moderatamente vegetariana. P.COL.

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