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Catullo, nuovi investimenti per 65 milioni

Enrico Marchi, presidente di Save, al Marco Polo di VeneziaAerei in pista all’aeroporto Catullo secondo la nuova disposizione
Enrico Marchi, presidente di Save, al Marco Polo di VeneziaAerei in pista all’aeroporto Catullo secondo la nuova disposizione
Enrico Marchi, presidente di Save, al Marco Polo di VeneziaAerei in pista all’aeroporto Catullo secondo la nuova disposizione
Enrico Marchi, presidente di Save, al Marco Polo di VeneziaAerei in pista all’aeroporto Catullo secondo la nuova disposizione

Maurizio Battista inviato a VENEZIA Il 2018 segnerà per l’aeroporto Valerio Catullo un anno di svolta. Nel senso che proseguirà il piano di investimenti e di ampliamento per cui tra settembre e ottobre «sarà posata la prima pietra per l’ampliamento del terminal, visto che abbiamo ottenuto tutti i nulla osta» spiega il presidente di Save, Enrico Marchi, partner industriale e vero gestore del Catullo. Ma c’è poi un altro obiettivo, quello societario: acquistare la maggioranza, ampia, della Catullo Spa. Nel sistema aeroportuale del Nordest Save è proprietario ovviamente del Marco Polo di Tessera e del Canova di Treviso di cui detiene ampia maggioranza; a Verona è in minoranza (40%) anche se di fatto è il partner operativo per la gestione. Un’anomalia nell’ottica di Marchi, che ha una visione del sistema del Nordest «come di un unico aeroporto con 4 piste: Venezia, Treviso, Verona e Brescia». Come si realizzerà questa scalata alla maggioranza che secondo gli obiettivi di Marchi non si fermerà al 51% ma dovrà essere dell’80-90 per cento secondo, non è ancora dato di sapere. «Può essere un concambio di azioni: azioni della Catullo per azioni di Save», butta lì Marchi, anche se Save non è più quotata, quindi l’appeal potrebbe essere ritenuto minore da parte dei soci veronesi. Oppure «potremmo anche pagare cash, non c’è problema». Insomma, il guanto è lanciato, le sfide del 2018 sono chiare sul tappeto. Lo ha confermato Enrico Marchi a L’Arena ieri durante la conferenza stampa che si è tenuta al Marco Polo nel giorno in cui lo scalo lagunare ha raggiunto i 10 milioni di passeggeri. Il 2018 sarà l’anno del Catullo? Ma anche il 2017, perché no? Non abbiamo visto grandi sconvolgimenti... Vogliamo fare discorsi seri? I lavori di adeguamento che abbiamo fatto sulla pista per mettere gli aerei come devono essere messi, e come capita, magari non si vedono, ma siamo una società seria e quindi siamo abituati per fare grandi edifici a fare solide fondamenta: non si vedono ma tengono in piedi tutto. Investimenti per 65 milioni: confermate? E volete la maggioranza assoluta? Sì. Adesso abbiamo il 40%. Chi vi cederà le quote? Gli altri soci. Vedremo come. Ma non è che voglio conquistare la maggioranza o fare scalate. Tutti dicono che si deve fare sistema. Noi abbiamo cominciato a farlo e questo significa mettere insieme tutti gli interessi e remare tutti nella stessa direzione. Chi vuole potrà essere socio in Save, così da essere interessati tutti allo sviluppo migliore del sistema Nordest. È una logica conseguenza. Punta al 51 per cento? No. Se non proprio il 100 per cento almeno l’80, 85, 90 per cento. Io voglio che il Nordest sia un unico grande aeroporto con quattro piste. Carta contro carta? L’avevamo proposto ma i soci veronesi hanno preferito un’altra strada, e hanno scelto l’aumento di capitale. È un tema di cui devo parlare con gli altri soci. Può essere una strada. Un altro aumento di capitale? No, non serve, la società è solida, finanziariamente a posto, credo che ci possa essere vendita di quote o concambio azionario. Compriamo le quote, come abbiamo fatto a Treviso, anche se molti protestavano. Adesso si lamentano perché c’è tanto traffico aereo e siamo cresciuti troppo. Ecco, mi auguro che anche a Verona in futuro capiti lo stesso... Ma non riduciamo tutto al 51 per cento e al comando. La nostra è una filosofia di sistema; quel sistema che non siamo stati capaci di fare né per le autostrade né per le multiutility. Treviso non può crescere tanto quanto si pensava, questo ricalibra Verona? Sono bacini diversi, io credo che Verona abbia un bacino che va intercettato ancora meglio e si tratta di promuoverlo bene perché è molto, molto valido. Volotea per esempio è molto contenta di come sta andando a Verona, dove ha basato tre aerei grazie ai buoni rapporti che aveva con noi a Venezia e sta andando molto bene. Quello che io pensavo e non pensavano invece i soci veronesi che in sede di aumento di capitale non hanno voluto metterci i soldi: noi abbiamo portato 40 milioni. Lei metterà su Verona la stessa attenzione e passione e puntualità che mette su Venezia o il Catullo è un figliastro? Ho quattro figli e voglio bene a tutti in modo uguale, però ognuno di loro protesta, ma per me vanno tutti seguiti in modo identico con uguale attenzione, ciascuno con le sue specificità, sennò non mi batterei con questa passione. Ai soci veronesi abbiamo fornito tutti i dati e i numeri sono dalla nostra parte. Ma i tempi sono maturi per prendere l’80-90% nel 2018? Direi di sì. Perché questo ci consente di ottimizzare al meglio tutte le economie di scala e l’efficienza degli scali aeroportuali. Le compagnie se i voli non vanno in utile, cambiano o chiudono le rotte. Per andare in utile, è necessario che ci siano i passeggeri e che l’aeroporto abbia costi bassi perché efficiente. Con quattro piste in rete siamo molto più efficienti, il punto di break even è più basso e siamo più concorrenziali. •

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