Nessuno parli a nome dei pediatri italiani, sulla questione delle adozioni da parte di coppie omosessuali. «Mai mi permetterei di parlare in nome e per conto dei pediatri italiani, su questioni che possono riflettere posizioni personali di tipo etico, religioso e politico. A schierarmi in una qualsivoglia direzione su questo tema complesso non potrebbe neppure sorreggermi una letteratura scientifica scarna e non consolidata da verifiche di lungo periodo».
Così Giampietro Chiamenti, pediatra veronese e presidente nazionale Fimp, la Federazione dei medici pediatri, che rappresenta circa seimila degli oltre settemila pediatri di famiglia, sulle dichiarazioni presidente della Società italiana di pediatria, Giovanno Corsello, secondo cui: «Vivere in una famiglia senza la figura materna o paterna potrebbe danneggiare il bambino».
«Si tratta di sue opinioni personali», ribatte Chiamenti. «Se rimaniamo sul piano scientifico mancano studi validati nel tempo. La cosa su cui siamo tutti d’accordo è il diritto per il bambino di crescere in un contesto di grande affetto e rispetto, senza distinzione di sesso, etnia e residenza».
L’unica cosa certa, secondo gli esperti, è che vivere in un ambiente conflittuale, ha ricadute negative sul bambino, ma questo, valido anche per le coppie etero. «Bisogna distinguere il punto di vista etico e morale da quello scientifico», spiega Franco Pajno Ferrara, neuropsichiatra infantile, già docente all’Ateneo scaligero.
«Non abbiamo prove che, a distanza, ci possano essere problemi per bambini cresciuti in famiglie omogenitoriali, chi esprime certezza lo fa dando un giudizio morale non scientifico. Ma gli studi sono pochi e con un follow up ridotto, perché recenti. Le problematiche nascono quando si cresce in un clima di insicurezza, ma se l’ambiente è positivo, non dovrebbe importare il sesso dei genitori. È importante per lo sviluppo del bambino che ci siano due ruoli distinti all’interno della coppia genitoriale, ma in linea di principio, se a impersonarli ci sono due persone dello stesso stesso, non dovrebbe essere un problema». La maggior parte degli studi condotti fino ad oggi non riscontra differenze tra bambini cresciuti da coppie etero o omosessuali. Anzi, secondo un recente studio condotto dall’università di Melbourne, il più grande mai realizzato al mondo sull’argomento, i figli di genitori dello stesso sesso avrebbero addirittura un maggior stato di salute e benessere rispetto alla media dei loro coetanei. Così anche lo studio dell’American Academy of Pediatrics del 2006, secondo cui i bambini cresciuti da genitori dello stesso sesso si sviluppano come quelli cresciuti da genitori eterosessuali.
Secondo la New Yorker Columbia University di 76 studi su questo argomento, 72 sono giunti alla conclusione che i figli di coppie omosessuali non si sviluppano in maniera diversa dai bambini cresciuti in famiglie tradizionali. I 4 rimanenti, secondo il documento della Columbia, hanno considerato esclusivamente le testimonianze di bambini di genitori separati, per cui non sarebbero attendibili. «Calando il discorso nella nostra realtà», conclude Mauro Cinquetti, pediatra e direttore del dipartimento Materno infantile dell’Ulss20, «sono pochi i casi di omogenitorialità che vediamo, quasi sempre situazioni che si vengono a verificare, non impostate. Al centro ci deve essere sempre il bambino, soggetto in crescita che deve essere messo nelle condizioni migliori per sviluppare la propria personalità. Identificare la figura femminile e maschile è un vantaggio, ma non significa che non si possa crescere bene anche con due mamme o due papà: l’importante è che il contesto favorisca il massimo sviluppo psicofisico possibile».