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Strage a Strasburgo

«Vivi solo perché
era in ritardo
il bus per il centro»

Strage a Strasburgo
Da sinistra Vartolo, Polo, Todeschini e Bertoldo sul pullman verso casa ieri sera
Da sinistra Vartolo, Polo, Todeschini e Bertoldo sul pullman verso casa ieri sera
Da sinistra Vartolo, Polo, Todeschini e Bertoldo sul pullman verso casa ieri sera
Da sinistra Vartolo, Polo, Todeschini e Bertoldo sul pullman verso casa ieri sera

Sul pullman che li deve portare a casa dopo l’attentato. Via da quella città che ha subito l’ultimo attacco del terrorismo. Felici di essere vivi. Arrabbiati per quello che è accaduto, tristi per quelle morti. Ma vivi, verso l’Italia. Hanno vissuto il clima di terrore di Strasburgo sei giovani veronesi che, militanti della Lega, erano stati in Francia per assistere ad una delle sedute parlamentari, un progetto della lega per avvicinare i giovani alla politica.

 

Hanno corso il rischio di morire, evitato soltanto per una casualità. Merito del ritardo del bus che li doveva portare in centro, proprio al ristorante davanti al quale c’è stata una delle due vittime. Ieri sono stati in visita al parlamento europeo, in una città blindata. Abbiamo raggiunto Jessica Polo, di Minerbe, Filippo Vartolo, consigliere in settima circoscrizione a Verona, Matteo Bertoldo di Villa Bartolomea e Alexandro Todeschini di San Pietro in Cariano ieri nel tardo pomeriggio, mentre salivano sul pullman che li avrebbe riportati a casa assieme ad altri due militanti veronesi.

 

«È stata una giornata di attesa, per capire come muoverci», ha detto Jessica, «ci siamo veramente resi conto di quello che è accaduto uscendo dall’hotel in mattinata, per il clima che si respirava di tensione e paura. Se il nostro bus non fosse stato in ritardo avremmo potuto essere tra le vittime. O potevamo essere in mezzo all’ attentato. Tra dieci giorni parto per l’Egitto. Mio padre non vuole, ma io non voglio che a vincere sia il terrore». «Stiamo metabolizzando quanto accaduto», aggiunge Vartolo, «usciti dall’hotel abbiamo trovato militari ovunque. Qui di solito non se ne vedono in giro, non è come in Italia. Anche il parlamento era circondato. Siamo dei miracolati, dovevamo essere in centro alle 19.30, il bus era in ritardo, c’è stato l’ attentato e ci hanno stoppato qui i nostri parlamentari che ci hanno avvertito. Sennò chissà». 

A.V.

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