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Violenza tra i banchi: «Sos studenti»

Negli ultimi giorni si è registrata a Verona una preoccupante ondata di violenza fisica tra i ragazziLia ArtusoMaria Teresa Dosso
Negli ultimi giorni si è registrata a Verona una preoccupante ondata di violenza fisica tra i ragazziLia ArtusoMaria Teresa Dosso
Negli ultimi giorni si è registrata a Verona una preoccupante ondata di violenza fisica tra i ragazziLia ArtusoMaria Teresa Dosso
Negli ultimi giorni si è registrata a Verona una preoccupante ondata di violenza fisica tra i ragazziLia ArtusoMaria Teresa Dosso

Liti che finiscono a coltellate davanti alla scuola, studenti presi a martellate sull’autobus, ragazzini trattati come cani da alcuni compagni di classe, che si divertono a farli accucciare e alzare. Episodi accaduti nelle scorse settimane a Verona, che esprimono un senso di disagio spesso tenuto a lungo represso, fino a scoppiare in tutta la sua veemenza. I dirigenti scolastici sono ben consapevoli di quanto sta accadendo e intervengono come possono, puntando sulla prevenzione e facendosi carico dei singoli casi «uno diverso dall’altro».

«La situazione è calda», conferma Lia Artuso, dirigente dell’Istituto comprensivo 8 del Centro storico, che riunisce due scuole primarie, Caliari e Betteloni, e due scuole medie, Nogarola e Segala. «Quando si arriva la mattina, spesso ci si ritrova a dover gestire situazioni di emergenza: tagli inferti sul corpo, disturbi dell’alimentazione, dinamiche di gruppo che portano all’emarginazione di qualche ragazzo, chat con frasi forti», racconta Artuso. «Noi camminiamo su un campo minato: ogni caso è un caso a sé e va trattato tenendo presente il contesto, ricordandoci sempre che abbiamo a che fare con minori. A volte alcuni episodi sono al limite del bullismo, ma basta l’intervento autorevole di un insegnante per porvi un freno».

Ogni scuola mette in campo azioni per cercare di arginare e prevenire il fenomeno. Nell’istituto comprensivo del Centro storico è operativo il progetto Moige, Movimento italiano genitori, che prevede laboratori e giochi di ruolo che prendono spunto da casi reali aiutando i ragazzi a riflettere.

Perché intercettare il disagio è difficile. Talvolta si nasconde dietro un’occhiataccia di un compagno, spesso viaggia via chat nei telefonini, laddove i docenti, e a volte nemmeno i genitori, riescono ad arrivare. «Un utilizzo sbagliato del cellulare può dar luogo a momenti difficili tra i ragazzi», spiega Maria Teresa Dosso, dirigente dell’istituto comprensivo 18 di Veronetta-Porto San Pancrazio. «Nella nostra scuola gli alunni consegnano i cellulari all’entrata e li recuperano solo all’uscita: finora questa regola riguardava solo gli studenti della scuola secondaria di primo grado, ma ora la stiamo estendendo anche a quelli delle elementari». Secondo Dosso, è fondamentale che «i ragazzi acquisiscano maggiore consapevolezza delle proprie emozioni e imparino a gestirle: è in questa direzione che lavoriamo per evitare di arrivare a situazioni limite». Un ambito, quello delle nuove tecnologie, che rende i più piccoli e gli adolescenti particolarmente esposti al fenomeno del bullismo. «Noi chiediamo ai genitori di stare attenti e controllare ciò che i loro figli fanno con il cellulare», racconta Maria Stanghellini, dirigente dell’istituto comprensivo 4 Ponte Crencano-Quinzano-Avesa. «È importante fare opera di prevenzione e spiegare ai ragazzi i pericoli che si possono correre in rete. Nel nostro istituto fortunatamente non si sono verificati casi gravi, ma l’attenzione resta alta».

All’istituto comprensivo 5 di Santa Lucia, come in molte altre scuole, è attivo uno spazio di ascolto rivolto ad alunni e genitori. «Già negli anni scorsi si è avvertita una forte esigenza di dare supporto ai ragazzi», racconta la dirigente Nicoletta Dalle Vedove. «Spesso i problemi sono riconducibili a piccoli screzi in classe o a litigi tra amici, ma serve una figura terza che sappia ascoltare, evitando che questi episodi sfocino in qualcosa di più grave», conclude. «Le ragioni che portano a questo disagio sono molteplici, ma spesso alla base vi sono difficoltà formative ed educative in famiglia: per questo un’azione congiunta scuola-genitori è sempre più fondamentale».

Manuela Trevisani

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