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Il caso

Violenza sessuale
in disco, guardiano
rinviato a giudizio

Il tribunale di Verona
Il tribunale di Verona
Il tribunale di Verona
Il tribunale di Verona

Dovrà affrontare il processo il guardiano di una discoteca veronese accusato di aver violentato una studentessa di 23 anni all’interno del locale, durante una festa universitaria.

Ieri il quarantasettenne romeno è stato rinviato a giudizio: ha scelto di non avvalersi di alcun rito alternativo e di andare a dibattimento, perché convinto di poter dimostrare la propria innocenza. I contorni di quanto avvenuto la notte del 19 ottobre scorso sono ancora fa chiarire. La ventitreenne, vittima dei presunti abusi non ricorda di preciso quanto avvenuto all’interno dello stanzino, al primo piano della discoteca, dove la giovane si era appartata assieme a un ragazzo, con cui aveva ballato poco prima in pista.

 

La giovane ha raccontato agli inquirenti di aver visto entrare un uomo adulto nella stanza, che gli avrebbe chiesto un rapporto sessuale, mentre l’amico con cui si era appartata era fermo e zitto vicino a lei. Inizialmente anche lui era finito nel mirino del pubblico ministero Elvira Vitulli, titolare dell’inchiesta, ma poi gli inquirenti hanno creduto alle sue parole. Il giovane aveva detto di sentirsi terribilmente in colpa per non essere intervenuto in difesa della ventitreenne, ma di essere rimasto bloccato, perché preso alla sprovvista e per la paura legata alla stazza fisica del quarantasettenne.

Altri ragazzi avrebbero visto il guardiano uscire dalla porta dopo una ventina di minuti, sistemandosi i vestiti e dicendo «è stata una fatica».

Nel frattempo all’uomo, che attualmente agli arresti domiciliari, è stato concesso di poter svolgere un’attività lavorativa. Niente a che fare, però, con le discoteche e la sua mansione di guardiano. 

Manuela Trevisani

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