<img height="1" width="1" style="display:none" src="https://www.facebook.com/tr?id=336576148106696&amp;ev=PageView&amp;noscript=1">
Il bimbo tolto alla famiglia affidataria

Verona si mobilita per il piccolo Marco
«Fatelo tornare a casa per Natale»

Il bimbo tolto alla famiglia affidataria
Mobilitazione per il caso del piccolo Marco
Mobilitazione per il caso del piccolo Marco
Mobilitazione per il caso del piccolo Marco
Mobilitazione per il caso del piccolo Marco

Il piccolo Marco è entrato nel cuore di tanti. La sua storia sta muovendo le montagne. Per assurdo, ora che è in istituto, tolto alla famiglia affidataria dal Tribunale dei minori di Venezia, è il «figlio di tutti»: Verona l’ha adottato e da giorni si sta mobilitando per farlo uscire dalla comunità. Vorrebbe «portarselo a casa» chiunque, pur di toglierlo dall’ambiente sconosciuto, tra sconosciuti, in cui è finito.

A soli tre anni non può capire cosa gli è successo e perchè: è la vittima di una situazione più grande di lui in cui leggi, giudici, burocrazia, assistenti sociali, tutori e avvocati decidono, carte alla mano, cosa è meglio per il suo futuro. La pancia e il buon senso, invece, condannano il trasloco in comunità eseguito il giorno di Santa Lucia, quello in cui - invece di godere la festa magica - il bambino ha dovuto salutare «per sempre» mamma e papà (la coppia che l’ha accolto in affido dai suoi 8 mesi), i suoi tre fratelli, i nonni materni (visti l’ultima volta ad inizio ottobre sempre per ordine dei giudici). Sempre il buon senso dice che è disumano fargli passare, da solo, il giorno di Natale e quelli delle feste lontano dalla sua gente, da quelli che chiamava «mamma» e «papà» e dai fratelli con cui condivideva il letto.

 

Per trovare una soluzione a tanta tristezza, per far tornare Marco a casa, c’è tutta Verona al lavoro: dal sindaco Sboarina («se possibile, lo prendo io») all’assessore ai Servizi Sociali Bertacco, dai social che hanno fatto partire il tam tam della manifestazione in piazza alle onlus che si occupano dei diritti dei minori pronte a sfilare davanti al Governo, fino allo stesso ministro Lorenzo Fontana, da giorni concentrato sulla triste storia «di casa mia». «Siamo impegnati su ogni fronte», ha dichiarato infatti ieri il titolare del dicastero della Famiglia, «abbiamo interessato i diversi soggetti che, a vario titolo, hanno competenze sulla tutela dei bambini come Marco per reperire informazioni e sensibilizzare le diverse istituzioni coinvolte. Nel rispetto delle singole competenze», ha ribadito il ministro veronese, «stiamo agendo con il massimo impegno nell’unico e supremo interesse del piccolo».

La gente comune, il Palazzo e chi lo governa, le associazioni, tutti stanno quindi facendo il tifo per Marco, perchè questa «creatura, nata sotto la stella sbagliata, torni presto a Verona». Ieri pomeriggio in Comune s’è svolto un incontro tra il sindaco, l’assessore al sociale e l’avvocato Francesco Miraglia, del foro di Roma, che tutela i nonni materni presenti pure loro all’appuntamento, «per chiedere, con un’azione comune, al tribunale dei Minori una sospensiva del provvedimento che ha disposto il collocamento del bimbo in comunità, in attesa di capire come andrà a finire il 18 gennaio, giorno in cui è fissato il ricorso in Appello contro la sentenza di primo grado che ha dichiarato Marco idoneo ad essere dato in adozione». «Siamo agguerritissimi e pronti ad andare fino in Cassazione per reclamare il diritto a crescere nostro nipote», ha spiegato con occhi lucidi e voce rotta il nonno, «noi non ci fermiamo, questa creatura non è orfana, ha noi, i suoi nonni, giudicati positivamente dagli assistenti sociali. Cos’è successo all’improvviso per essere finiti in questo tritacarne? Fino a Santa Lucia stava con una famiglia affidataria in via temporanea pronta ad adottarlo nel caso in cui non ci fossimo riusciti noi».

Poi, la speranza: «Siamo sicuri che Marco tornerà da questa coppia speciale per Natale, ce lo aspettiamo, e poi, quando tutto questo incubo sarà finito e i giudici capiranno che siamo in grado di accudirlo, finalmente sarà di nuovo con noi e questo sarà stato solo un brutto incubo. Deve andare così, altrimenti non ha senso più niente per noi...». Il cuore non parla la lingua dei codici e, superando le motivazioni degli Azzeccagarbugli, non si dà pace: «Il passaggio in istituto poteva essere evitato, quanta sofferenza gratuita al mio piccolo angelo... ». «Non può stare bene nel posto in cui è, sotto le feste poi, soprattutto non ha senso visto che tra un mese il caso torna in tribunale», conclude l’avvocato Miraglia, «io già domani mando a Venezia la richiesta, concertata con il Comune, di revocare il collocamento in istituto. L’urgenza ora è di andare a prendere il bambino e riportarlo ai genitori e ai fratelli affidatari». E’ dal 13 dicembre che nessuno dorme più in quella casa.

Camilla Ferro

Suggerimenti