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Verona parla francese
«Qui ci sentiamo al sicuro»

Richard Baudouin arrivato con la famiglia da La Rochelle, nota località sulla costa atlantica francese FOTOSERVIZIO MARCHIORIPattuglie dell’Esercito controllano la Bra mentre i turisti si scattano foto ricordo
Richard Baudouin arrivato con la famiglia da La Rochelle, nota località sulla costa atlantica francese FOTOSERVIZIO MARCHIORIPattuglie dell’Esercito controllano la Bra mentre i turisti si scattano foto ricordo
Richard Baudouin arrivato con la famiglia da La Rochelle, nota località sulla costa atlantica francese FOTOSERVIZIO MARCHIORIPattuglie dell’Esercito controllano la Bra mentre i turisti si scattano foto ricordo
Richard Baudouin arrivato con la famiglia da La Rochelle, nota località sulla costa atlantica francese FOTOSERVIZIO MARCHIORIPattuglie dell’Esercito controllano la Bra mentre i turisti si scattano foto ricordo

Arrivare nel cuore di Verona, riempirsi gli occhi di bellezza e… tirare un sospiro di sollievo. Perché qui, oltre che in vacanza, ci si sente al sicuro dalla minaccia terroristica. Più che in Francia, dove in 18 mesi si sono contati sette attentati, da Charlie Hebdo a Rouen, e circa 230 vittime. Più che in Belgio, colpito lo scorso marzo all’aeroporto e alla metro di Bruxelles.

Non a caso in riva all’Adige – e generalmente in Italia – sono aumentati i visitatori francesi e di lingua francofona. L’Ufficio turistico del centro storico, in attesa dei numeri definitivi, stima almeno un 15 per cento in più: «Dato ufficioso, tuttavia è evidente che allo sportello ci ritroviamo a parlare francese sempre più spesso. Al contrario, sono diminuiti gli asiatici: ai loro occhi, se un Paese europeo è minacciato dal terrorismo, tutta l’Europa è pericolo», spiega Enrico Campara.

La crescita dei francofoni è confermata, pur «a orecchio», anche dal personale dei ristoranti in piazza Bra: «In alcuni giorni sembra di stare in Francia», dice Dorian, cameriere del Liston 12.

Cappelli di paglia, vestiti leggeri, infradito ai piedi e, finalmente, sorrisi spensierati. La Bra è attraversata lentamente dalle camionette dell’esercito e dalle auto delle forze dell’ordine. Altri agenti sono in borghese. Ma fra la folla dei visitatori la sorveglianza è discreta. Non «opprimente», non «stressante»: aggettivi usati da chi proviene da città già colpite o a rischio, tanto militarizzate da sembrare «sotto assedio». Sì, Verona è giudicata una «città sicura» dai turisti stranieri. Un luogo ancora al riparo dal pericolo di attacchi.

La convinzione si basa, innanzitutto, su una constatazione molto semplice: «Qui finora non c’è stato nessun attentato», risponde con un’alzata di spalle Richard Baudouin, arrivato con la moglie e i loro due bambini da La Rochelle, costa atlantica della Francia.

E spiega: «Ho scelto Verona per la sua bellezza, per l’Arena, i monumenti. Ma non nascondo di aver valutato anche l’aspetto della sicurezza. Mi sento sereno ad aver portato i miei figli. Vedo girare la polizia, ma non così tanta da mettere un senso di oppressione. A Firenze ce n’era di più, e paradossalmente mi sentivo meno al sicuro. Quando vedi tanta polizia ti chiedi sempre se ci sia motivo di temere».

In coda per visitare l’Arena troviamo una mamma parigina, Èlia, 33 anni, insieme al marito e ai due figlioletti. «Verona non mi sembra un “target place”: un potenziale bersaglio dei terroristi», osserva, spiegando il motivo che l’ha condotta in vacanza in città. «Mi sento più sicura qui che se non fossi a Parigi», confida, «e più sicura anche rispetto a Monaco, dove risiediamo attualmente. Volevo una vacanza serena, adatta alla famiglia, e a Verona ho trovato il luogo giusto».

Le signore Nadia e Isabelle prenotano due posti per l’opera all’Ufficio turistico. «Veniamo ogni anno, è la nostra grande passione», spiegano, loro che arrivano da Piene-Haute, un paesino appena di là del confine, poco distante da Ventimiglia. Ma neanche un piccolo villaggio ormai ci si sente al sicuro. «Abbiamo notato, a Verona, un incremento di polizia. Ma ci sentiamo tranquille soprattutto perché l’Italia non ha mai subito attentati terroristici».

«Bruxelles sembra una città sotto assedio, c’è polizia dappertutto, e non è bello da vedere», dice anche Florence, 25 anni, belga. «Qui invece si sente di poter respirare». Speriamo sia sempre così.L.CO.

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