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Una grandissima festa
ma corteo di polemiche

Il passaggio di un carro allegorico in via NizzaIl Papà del Gnoco ha aperto il corteo in groppa all’asinello
Il passaggio di un carro allegorico in via NizzaIl Papà del Gnoco ha aperto il corteo in groppa all’asinello
Il passaggio di un carro allegorico in via NizzaIl Papà del Gnoco ha aperto il corteo in groppa all’asinello
Il passaggio di un carro allegorico in via NizzaIl Papà del Gnoco ha aperto il corteo in groppa all’asinello

Nei momenti di crisi, quando la speranza nel futuro è poca, si trova più conforto nel passato. E così la sfilata del Venerdì Gnocolar ha visto pochi carri dedicati all'attualità, in favore di celebrazioni degli anni passati.

In alcuni casi dovute, come per il comitato di Cappello Pozzomoretto che ha festeggiato i 60 anni di storia del gruppo e i 20 della maschera ufficiale, il Re Buto, con un carro che richiama tutti i carri più importanti degli anni passati. «Un grande libro da sfogliare che racconta la nostra storia», spiega Walter Zorzi, responsabile del comitato, «a cominciare dai disegni di Bruno Prosdocimi, maestro vignettista che da sempre ci aiuta nella progettazione dei carri».

Anniversario importante anche per il gruppo Contrade Castello di Albaredo d'Adige, che spegne 25 candeline, come mostra anche il carro, intitolato “Magie delle contrade”. «Abbiamo scelto», spiegano dal comitato, «di rappresentare un giocoliere, accompagnato da figure magiche che portano gioia e divertimento».

Giovanissimi, ma già nostalgici, i ragazzi del gruppo Baraonda di Isolalta, con il carro "Ritorno al passato", dedicato agli anni ’90. «Ci siamo ispirati al film simbolo di quegli anni, Ritorno al futuro, solo che noi vogliamo tornare al passato, quando si stava meglio», dice Giacomo De Togni responsabile del gruppo che conta un centinaio di volontari, tutti di età compresa fra i 15 e i 30 anni.

C’è poi il carro che omaggia Raffaella Carrà, voluto dai componenti della Compagnia dell'onda di Oppeano. Chi invece punta sull'attualità è il gruppo il Sasso di Rosegaferro, con il carro "Con l'Italia in bocca al dragone il cinese riempie il furgone". «Negozi, bar, persino il Milan», spiegano i membri del gruppo, «l'Italia parla sempre più cinese. Però sarebbe bene che gli italiani non svendessero le proprie tradizioni».

Come sempre il corteo è stato aperto dalla Cavalcata di Tomaso da Vico e dal Papà del Gnoco, impersonato per la prima volta da Alberto Tabacchi, che all’inizio della sfilata confessava di «essere emozionatissimo».

La scelta di estrarre a sorte l'ordine dell sfilata non è però piaciuta a tutti. Per protesta il Duca della Pignatta ha abbandonato il corteo all'altezza di Castelvecchio. «Prima di entrare in territorio sanzenate», spiega Andrea Ballini, presidente del comitato, «abbiamo partecipato per amore del carnevale e di Verona, ma è mancanza di rispetto che la maschera più antica della città, dopo il Papà del Gnoco, venga messa in 44° posizione, tra l'altro fra due carri, cosa che ha impedito di portare la carrozza perché i cavalli si sarebbero spaventati. Tanti non sanno che nel Dopoguerra a far risorgere il Bacanal, pagandolo di tasca sua, fu proprio il Duca della Pignatta, un pezzo di storia che non può essere ignorato».

Dichiarazioni condivise dal comitato del Simeon de l'Isolo, una delle sette maschere storiche del Bacanal, relegato in 85° posizione. «Nonostante lo avessimo chiesto, non ci hanno neanche fatto assistere al sorteggio», spiegava il presidente del comitato Giuliano Frazza, «se qualcuno dei miei vuole abbandonare prima la sfilata, non me la sento di impedirglielo».

Elisa Innocenti

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