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Una Carmen travolgente
per 13mila spettatori

Luciana D’Intino e Jorge De Leon in «Carmen» di Bizet FOTO BRENZONIIl palco dell’Arena con la scenografia di Carmen che ieri sera ha aperto il Festival lirico FOTO BRENZONI
Luciana D’Intino e Jorge De Leon in «Carmen» di Bizet FOTO BRENZONIIl palco dell’Arena con la scenografia di Carmen che ieri sera ha aperto il Festival lirico FOTO BRENZONI
Luciana D’Intino e Jorge De Leon in «Carmen» di Bizet FOTO BRENZONIIl palco dell’Arena con la scenografia di Carmen che ieri sera ha aperto il Festival lirico FOTO BRENZONI
Luciana D’Intino e Jorge De Leon in «Carmen» di Bizet FOTO BRENZONIIl palco dell’Arena con la scenografia di Carmen che ieri sera ha aperto il Festival lirico FOTO BRENZONI

Un’Arena gremita da 13 mila spettatori ha salutato il ritorno di un’applauditissima Carmen e l’apertura della nuova stagione lirica. Fin dalla seconda stagione, quella del 1914, Carmen è succeduta ad Aida diventando nel tempo anche una sua diretta concorrente per numero di rappresentazioni in Arena.

La sua universalità non trova ostacoli nell’anfiteatro, lasciando spazio alla nostra fantasia rappresentativa e drammaturgica. Da 21 anni ormai questa fantasia è quella di Franco Zeffirelli, che proprio con quest’opera esordì nel 1995 in Arena, realizzando uno spettacolo, che nonostante nel tempo abbia ricevuto i tagli delle rive sui gradoni e continui rifacimenti dei contorni della grande piazza di Siviglia, è assurto ormai fra i classici dell’Arena.

Ieri sera il suo allestimento ha debuttato per la tredicesima volta nella nostra stagione operistica, forte ancora delle affollate scene d’insieme, esaltato dai costumi oleografici, ma efficaci, di Anna Anni e scandito dall’impetuosa e travolgente cornice flamenca creata da El Camborio (ripresa da Lucia Real). Zeffirelli non disegna una cartolina dalla Spagna, ma inventa una cornice di pittorica evidenza, popolare, ma anche dotata di una sua signorilità, così come popolare e ricercata è l’invenzione di Bizet che scava nell’anima dei personaggi come degli spettatori.

Dal podio Xu Zhong compie il suo esordio areniano approcciandosi alla partitura con una puntigliosa analisi, lontano da ogni estremo espressivo fine a se stesso. La sua Carmen è precisa e attenta nel delineare con morbida sensualità i colori in orchestra e con sufficiente vivacità la curva della melodia, ma anche capace di accendersi di passione o di cesellare tempi e ritmi. Anche i passaggi di più vibrante naturalismo sono quasi sempre ricondotti a un’espressività densa, ma nitida, dalla quale emerge con immediatezza la tensione drammatica del canto.

Luciana D’Intino, interprete sempre di lusso e attesa dopo dieci anni dal suo debutto nell’opera, è stata una Carmen per certi aspetti sorprendente. Esibisce infatti con plastica efficacia una linea di canto dal colore brunito, di grande espressione ed un fraseggio corposo ed incisivo. Dall’altro propone una caratterizzazione scenica molto controllata, estranea alle lusinghe del linguaggio del corpo, in cui la sensualità del personaggio è filtrata da una tensione espressiva completamente concentrata sul versante vocale. Ne esce un personaggio altero e sprezzante, spesso rigido e distaccato, come segnato dalla “consapevolezza del suo destino tragico e inevitabile”, lontano dalle malie e dalle passioni.

Nei panni di don José, Jorge de Leon (recente premio Oscar della lirica) ha messo in evidenza una felice maturità tecnica e interpretativa, riflessa nell’accorta duttilità dell’espressione e nella tenuta del timbro, compresi i passaggi più impervi. Nell’insieme, la sua è stata una caratterizzazione di coinvolgente musicalità, appassionata e controllata, con perfetto stile. Escamillo, di discreta disposizione al cantabile quello di Dalibor Jenis, meno brillante nelle note basse, mentre Ekaterina Bakanova ha dato al lirismo di Micaela proprietà e un timbro meravigliosamente morbido. Bene assortito il gruppo dei comprimari, con il Dancairo preciso e ricco di espressività di Gianfranco Montresor, il Remendado estroverso di Paolo Antognetti, la preziosa Frasquita di Madina Karbeli e la Mercedes accorta di Clarissa Leonardi. Gianluca Breda è stato un affabile e puntuale Zuniga, con Marcello Rosiello nelle vesti di Morales. Attento e sostanzialmente preciso il coro di Vito Lombardi e il Coro di voci bianche A.Li.Ve. preparato da Paolo Facincani.

Accolta con grande soddisfazione dal pubblico la novità di quest’anno: due maxischermi ai lati delle gradinate dove scorrono le didascalie con i testi dell’opera in italiano e in inglese. «Era ora, finalmente», è stato il commento unanime degli spettatori.

E accoglienze di gran tripudio da parte dei 13 mila dell’Arena.

Gianni Villani

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