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«Un boato e siamo rimasti al buio»

Il gruppo di turisti rientrati all’aeroporto Catullo da Kos l’altra notte alle 2.30
Il gruppo di turisti rientrati all’aeroporto Catullo da Kos l’altra notte alle 2.30
Il gruppo di turisti rientrati all’aeroporto Catullo da Kos l’altra notte alle 2.30
Il gruppo di turisti rientrati all’aeroporto Catullo da Kos l’altra notte alle 2.30

Il terminal degli arrivi è deserto alle 2 del mattino di ieri. Gli ultimi vacanzieri, dopo i voli giunti da Karpathos, Mikonos e Tirana, sono arrivati all'aeroporto Catullo da Catania all'1.38. Rumori di trolley, saluti e baci, auto che partono, poi il silenzio.

Rimane solo un nugolo di persone. La stanchezza sui volti, un po’ di apprensione nel guardare il monitor: sono in attesa dell'ultimo aereo della giornata in arrivo allo scalo veronese. È l'AP01508 atteso per le 21.35, ma in ritardo di cinque ore, proveniente da Kos, l'isola greca del Dodecaneso sconquassata dal sisma - 6.7 scala Richter - che ha raggiunto con un piccolo tsunami la costa turca di Bodrum, distante un breve braccio di mare. Al sisma ha fatto eco, poche ore dopo, quello - minore, 3.6 - avvertito sul Garda e sulle montagne veronesi. E altre piccole scosse si sono avvertite sul lago ieri mattina.

Alle 2.12 i primi messaggi: «Siamo atterrati». Ce li mostra Stefano Pretto di Marano Vicentino, in attesa della figlia Lucia che era in Grecia per il viaggio della maturità: «Ha concluso il liceo classico. Era con il fidanzato. Ci hanno chiamato nella notte, subito dopo il terremoto, ma ora sono tranquilli». E sarà un ricordo della maturità indelebile per Lucia, che proprio il giorno prima aveva inviato alla famiglia la foto del minareto della piazza di Kos, venuto giù come un castello di costruzioni.

PIAN PIANO si avvicinano alle porte a vetri del terminal i parenti. Sono le 2.30. Una coppia di anziani è arrivata da Ferrara per prendere il figlio, in ritardo di un giorno. Il sisma in Grecia ha fatto risvegliare in loro i ricordi, dolorosi, di quello in Emilia del 2012. Mentre una nonna, con la sorella, in attesa di recuperare il nipotino e la figlia, pensa al sisma del pomeriggio a Verona: «Da un terremoto all'altro», dice, «anche se quello in Grecia è stato più forte. I letti in camera si sono separati per la scossa». Ed ecco le porte a vetri aprirsi e il nipotino riconoscere tra la gente la nonna e correrle in contro stringendola in un abbraccio. Con lui la mamma, Federica Donà di Porto San Pancrazio in vacanza a Kos da una settimana. Lo sguardo stanco, ma rasserenato e il ricordo di quel tremore dalle viscere della terra che li ha colti nel sonno: «All’1.30 abbiamo sentito un boato. Come se ci fosse qualcosa in camera. Nei corridoi la gente ha iniziato a urlare. E siamo usciti tutti. Siamo rimasti a bordo piscina per tre ore, con gli animatori. C'era il buio in tutta l'isola».

È MANCATA la corrente, infatti, prima a intermittenza, poi definitivamente per tre ore. «Ma siamo rimasti tranquilli perché il nostro hotel era antisismico, si è rotto solo il vetro di una porta. Ci siamo preparati per andare in aeroporto. Là trema ancora. Le scosse ci hanno accompagnato fino alla partenza». Poi una lunga attesa allo scalo: «Dovevamo rientrare oggi, all'inizio pareva non potessimo partire. C'era caos, il porto era chiuso. Ma dopo sette ore di attesa siamo partiti».

Al centro del sisma anche Sebastiano Crivellin, di Albaro, e il figlio di 14 anni Massimiliano che alloggiavano al Natura Park Village di Kos: «Eravamo al secondo piano. C'è stato un forte botto e se ne è andata la luce. Siamo scesi in strada e abbiamo visto Bodrum sparire». Ad attendere il figlio a Verona la mamma Giovanna: «L'agenzia ci ha tenuti tranquilli, ci ha dato un contatto perciò da casa abbiamo sempre avuto notizie».

COMPAGNIE DI VOLO e agenzie hanno organizzato al meglio le partenze dall'isola dalla quale sono partite decine e decine di aerei per tutta la giornata diretti in tutta Europa. I veronesi sono saliti su un velivolo partito da Bologna vuoto, per le numerose disdette, e dirottato carico di passeggeri verso il Catullo. «A Kos sono arrivati molti voli vuoti perché in tanti hanno rinunciato», spiegano alcuni dei 24 viaggiatori del Cral di Verona, il Circolo ricreativo assistenza lavoratori che soggiornava a Kardamena. «Eravamo a 30 chilometri da Kos perciò abbiamo sentito il terremoto. Tanta paura, ma tutto tranquillo nel luogo in cui eravamo», spiegano Renzo Signorini e Maria Dal Corso, con le amiche Paola e Donatella del Cral che dovevano rientrare venerdì con il volo delle 19. «Abbiamo visto il minareto proprio il giorno prima del crollo». «Ero con due amiche», aggiunge Caterina Piazzolla, di Borgo Trento, sempre del gruppo del Cral. «Siamo scese all'esterno e abbiamo atteso un'oretta. Poi siamo rientrate. Ora siamo solo stanche».

Ad attenderle il taxi. E via a casa, finalmente. Sane e salve. Alle 3, invece, il Catullo si addormenta.

Maria Vittoria Adami

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