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Un abbraccio di speranza
tra il vescovo e l’imam

L’abbraccio tra monsignor Zenti e l’imam Guerfi davanti alla chiesa di Casette di Legnago. I musulmani hanno partecipato alla messa in segno di solidarietà DIENNE FOTOIn prima fila, con la fascia, il sindaco di Legnago Clara Scapin
L’abbraccio tra monsignor Zenti e l’imam Guerfi davanti alla chiesa di Casette di Legnago. I musulmani hanno partecipato alla messa in segno di solidarietà DIENNE FOTOIn prima fila, con la fascia, il sindaco di Legnago Clara Scapin
L’abbraccio tra monsignor Zenti e l’imam Guerfi davanti alla chiesa di Casette di Legnago. I musulmani hanno partecipato alla messa in segno di solidarietà DIENNE FOTOIn prima fila, con la fascia, il sindaco di Legnago Clara Scapin
L’abbraccio tra monsignor Zenti e l’imam Guerfi davanti alla chiesa di Casette di Legnago. I musulmani hanno partecipato alla messa in segno di solidarietà DIENNE FOTOIn prima fila, con la fascia, il sindaco di Legnago Clara Scapin

Un abbraccio fraterno, perché è solo dalla fratellanza, dall’incontro, dal dialogo, dal rispetto della propria diversità, dall’unione nella preghiera e dalla comune lotta al male che si può davvero cominciare a sperare in un mondo diverso. E se i gesti a volte valgono più delle parole, quel saluto caloroso e sincero che ieri mattina il vescovo monsignor Giuseppe Zenti e l’imam Mohamed Guerfi, presidente del Consiglio islamico di Verona, si sono scambiati sul sagrato della chiesa di Sant’Antonio a Casette di Legnago, la dice davvero lunga su quanto è ancora possibile fare, cristiani e musulmani insieme, non solo per combattere il terrorismo, ma per costruire una civiltà nuova. Magari ripartendo proprio dai giovani, dalle migliaia di ragazzi che hanno preso parte a Cracovia alla Giornata mondiale della gioventù con papa Francesco o dal centinaio di adolescenti che hanno vissuto l’evento a distanza, partecipando alla speciale «due giorni» che si è svolta appunto nel popoloso quartiere legnaghese di Casette.

Forse quindi il «primo vero miracolo» (come lo ha definito il vescovo) di padre Jacques Hamel ucciso martedì scorso a Saint-Etienne –du – Rouvray non è solo l’aver fatto partecipare degli imam o dei rappresentanti delle comunità islamiche a una messa cattolica. Ma l’averlo fatto alla presenza di tanti giovani, i primi da cui occorre ripartire per un vero cambio di rotta. La messa di chiusura di «Casettovia», come era stata ribattezzata la speciale Gmg svoltasi a Legnago, si è quindi trasformata in una «pagina di storia» condivisa con i musulmani attraverso tre loro rappresentanti che, a vario titolo, hanno voluto accogliere l’appello lanciato dal Consiglio francese del culto musulmano dopo l’omicidio di padre Jacques: l’imam Guerfi, intervenuto a nome delle Comunità musulmane di Verona e dell’Ucoii ( Unione delle comunità islamiche d’Italia), l’imam Baudo Mansur, responsabile delle relazioni esterne della Coreis di Milano (la Comunità religiosa islamica italiana) e Badr Stitou, responsabile dell’associazione culturale islamica «Al Wifaq» di Legnago e portavoce delle comunità musulmane locali che ha assistito alla funzione accanto al sindaco Clara Scapin. In tutta Italia 15mila musulmani hanno partecipato ai riti dei cattolici.

A fare da filo conduttore alla messa, presieduta dal vescovo e concelebrata da don Diego Righetti, parroco del duomo e vicario foraneo di Legnago, don Luca Albertini, responsabile Pastorale giovanile per il vicariato legnaghese, don Marco Isolan, parroco di Casette, don Gino Meggiorini e don Riccardo Feltre, è stato fin da subito «l’unione nella preghiera a Dio, che è Padre di tutti».

«Ci fu un tempo», ha proseguito il vescovo durante l’omelia, parlando a braccio ai piedi dell’altare, «in cui cristiani e musulmani si sono reciprocamente fatti la guerra. Tempi da dimenticare. Ora invece tutti noi siamo chiamati a mettere insieme le nostra forze per muovere guerra ai disvalori, a ciò che è vanità e che umilia l’uomo»

«Uniamo le forze delle diverse religioni per combattere insieme contro tutto ciò che fa il male dell’uomo. Sia nella Sacre Scritture, sia nel Corano», ha detto Zenti, «si parla di Guerra Santa: una guerra da fare insieme per santificare il nome di Dio, non per uccidere le persone, ma il male che è nell’umanità: l’idolatria del denaro, l’egoismo, l’individualismo, la superbia, la cattiveria, l’insensibilità, le invidie».

Durante la preghiera dei fedeli, un momento particolarmente toccante è stato naturalmente il ricordo di padre Jacques, così come quello di tutte le vittime delle guerre. Preghiera e pensiero condivisi in pieno anche dall’Imam Guerfi che, al termine della messa, oltre a ribadire la sua ferma condanna al «terrorismo che nulla ha a che vedere con la nostra religione», ha parlato di padre Jacques come di «un amico dei musulmani, di un sacerdote cattolico che aveva aiutato tantissimi fedeli dell’Islam a costruire la propria moschea».

«Ciò che hanno fatto a questo prete», è intervenuto poi Badr Stitou, portando le condoglianze alla comunità cattolica, «è gravissimo e non deve accadere mai più», mentre l’Imam Mansur del Coreis ha spiegato di aver voluto essere presente «per condividere con tutti i cristiani la vera fratellanza e per impegnarci affinché essa si trasformi in fonte di vita».

Elisabetta Papa

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