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Tutti pazzi per i licei, i tecnici resistono

Studenti davanti al liceo scientifico Messedaglia
Studenti davanti al liceo scientifico Messedaglia
Studenti davanti al liceo scientifico Messedaglia
Studenti davanti al liceo scientifico Messedaglia

Tutti pazzi per il liceo. Ma Verona, con la tradizione e il tessuto produttivo che si ritrova, contiene i danni, rispetto al resto d’Italia, per quanto riguarda gli istituti tecnici e professionali. Sono queste le tendenze che rispecchiano le scelte delle famiglie italiane in tema di scuola superiore, a conclusione della campagna di iscrizioni in vista del prossimo anno scolastico, quando sui banchi della secondaria di secondo grado siederanno circa 150 ragazzi in più rispetto a 12 mesi prima. Secondo i primi dati disponibili per la scuola statale, che vedrà al debutto in prima superiore 7.100 ragazzi, nel Veronese la “partita” è decisamente appannaggio dei licei (scelti dal 51 per cento degli interessati), che guadagnano due punti percentuali rispetto allo scorso anno. Proprio i due punti persi, rispettivamente, dai tecnici (che dal 36 per cento scendono al 35) e dai professionali (scesi dal 15 al 14 per cento del totale). Un trend, quello della “licealizzazione”, che ricalca quello nazionale, dove però è decisamente più marcato (oltre il 55 per cento delle famiglie ha optato per questo percorso), mentre le percentuali sono sovrapponibili per i professionali. Diversa, invece, la “performance” dei tecnici, in leggera crescita a livello italiano a differenza che in riva all’Adige, dove però la “fetta” di iscritti è ben maggiore: 35 per cento contro il 30. «Il lavoro, in Veneto, ha un valore sociale che non è solo un’occasione ma una reale possibilità che le famiglie percepiscono come un investimento per i propri figli», è la lettura del dirigente dell’Ufficio scolastico territoriale, Stefano Quaglia. Tra i licei è boccata d’ossigeno per il classico, che come negli ultimi due anni guadagna qualche iscritto dopo anni di disaffezione (a sceglierlo, il 9,5 per cento delle famiglie che hanno optato per un liceo). Ma il campione indiscusso resta lo scientifico, che attira il 41 per cento delle preferenze grazie anche all’appeal dell’indirizzo in Scienze applicate il quale, senza il latino, convince di più i ragazzi rispetto al percorso ordinario (22 contro il 19 per cento). Bene il linguistico (16 per cento), più settoriale l’artistico (10). Tra gli istituti tecnici, la parte del leone la fa l’indirizzo in amministrazione, finanza e marketing, che agguanta il 51 per cento delle scelte. Fra i tecnici tecnologici, il più richiesto è l’informatico (16,39 per cento). Seguono la meccanica (8,35), l’agraria (6,52) e l’elettronica (5), a pari merito con l’indirizzo costruzioni (gli ex geometri, ancora con le ossa rotte a causa della crisi dell’edilizia). Finisce l’era dei “Masterchef”, invece, per i professionali, dove i “nuovi eroi” ai fornelli avevano negli anni scorsi guidato il boom degli alberghieri: quattro punti percentuali in meno per loro (dal 37 al 33). Seguono, a distanza, gli indirizzi agricoltura e servizi sanitari (entrambi al 15 per cento), servizi commerciali (9), industria e artigianato (6), odontotecnica (3). «Serve un ridisegno dell’architettura di questi percorsi professionali, che qualche anno fa sono tanti portati a cinque anni», conclude Quaglia. «Occorre evitare doppioni, come nel caso dell’agrario, e poi il sistema dovrebbe essere più elastico: per alcuni settori è effettivamente necessario un percorso quinquennale di alta formazione, per altri servirebbe una gradualità, con la possibilità di fermarsi dopo il triennio». •

Elisa Pasetto

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