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Immigrazione

Tosi: «Sì al Cie
a Verona»
M5S: «Contrari»

Il Cie di Milano in una foto d’archivio
Il Cie di Milano in una foto d’archivio
Il Cie di Milano in una foto d’archivio
Il Cie di Milano in una foto d’archivio

Su qualche tavolo, in qualche stanza ministeriale, giace la lettera che a dicembre il sindaco Flavio Tosi aveva inviato al ministro dell’Interno sottolineando la disponibilità di Verona ad accogliere un Cie, il Centro di identificazione ed espulsione. Il ministro dell’Interno Marco Minniti, quando si è insediato, anche sull’onda emotiva degli attentati aveva chiesto a prefetti e forze dell’ordine un giro di vite sulla sicurezza e i controlli agli stranieri. E aveva detto che in ogni regione avrebbe dovuto essere realizzato un Centro di identificazione ed espulsione. Da dicembre a oggi nulla è accaduto.

«Noi la disponibilità l’abbiamo data», ribadisce Tosi, «e a seconda delle caratteristiche che il Cie deve avere possiamo valutare diverse opzioni. L’edificio dev’essere pubblico. Se il ministro interpella i prefetti del Veneto, può contare su Verona, Salvatore Mulas sa tutto», conclude Tosi.

 

Allo stato attuale sono sei i Cie funzionanti (Bari, Brindisi, Caltanissetta, Crotone,Roma, Torino) con 720 posti disponibili. I Cie di Brindisi e quello di Crotone sono stati riaperti, dopo alcuni anni, a settembre 2015. Il Cie di Trapani, attivo fino al 31 dicembre 2015, dal giorno successivo è stato convertito in hotspot, come quello di Lampedusa.

 

LE REAZIONI. «Tosi chiede un CIE a Verona? Noi siamo  contrari, è la  solita sparata da campagna elettorale», intervengono i Cinque stelle scaligeri.  Il consigliere regionale veronese del M5S Manuel Brusco stronca la proposta: «Come M5S regionale ci siamo già espressi contro la proposta del ministro Minniti che propone un CIE in ogni regione. Non lo vogliamo a Verona, come non lo vogliamo nelle altre province del Veneto. Perché questo rallenterebbe solo le espulsioni degli immigrati irregolari e non farebbe altro che alimentare sprechi, illegalità e speculazioni con pesanti multe (pagate dai cittadini) per la violazione di sentenze della Corte di Giustizia Europa e della Corte Costituzionale in materia di diritti umani. È necessario identificare chi arriva in Italia, scovare i falsi profughi, espellere rapidamente gli immigrati irregolari nel giro di qualche settimana, senza parcheggiarli in inutili Cie spesso gestiti in modo illegale».

 

La deputata veronese Francesca Businarolo parla di clima elettorale: «Va sottolineato, inoltre, che i Cie, ora chiamati Cpr (centri per il rimpatrio) sono delle strutture di carcerazione a tutti gli effetti: ecco perché non ci si deve sorprendere davanti al fatto che vengano tirati in ballo prima delle elezioni: Tosi gioca a ritornare leghista usando un decreto del Pd, mentre anche questo partito “vira a destra”. Da tempo, come Movimento 5 Stelle chiediamo che la politica di rimpatrio, misura che dovrebbe riguardare circa l’80% di quanti arrivati in Italia negli ultimi anni, venga portata avanti tramite accordi bilaterali con i paesi esteri. Ma per fare questo occorre un governo credibile».

 

Il candidato Sindaco di Verona per il M5S Alessandro Gennari spiega la sua idea per gestire il problema: «Non bisogna pensare a grandi centri come i CIE che aumenterebbero soltanto le tensioni sociali. Bisogna fare accoglienza diffusa e potenziare le commissioni prefettizie. Entro due mesi sapere chi può restare e chi no. Questo è il modello che i sindaci M5S sposano e che ho intenzione di proporre per la città».

Alessandra Vaccari

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