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Tosi: «Il sogno?
Rifare
il sindaco»

Flavio Tosi sul palco della prima assemblea nazionale del suo movimento politico «Fare!» FOTO MARCHIORI
Flavio Tosi sul palco della prima assemblea nazionale del suo movimento politico «Fare!» FOTO MARCHIORI
Flavio Tosi sul palco della prima assemblea nazionale del suo movimento politico «Fare!» FOTO MARCHIORI
Flavio Tosi sul palco della prima assemblea nazionale del suo movimento politico «Fare!» FOTO MARCHIORI

Nessuna alleanza a sinistra e pronto a riprendersi Palazzo Barbieri nel 2017. «Ho scelto di fare il sindaco anche dopo l’elezione a Strasburgo, e se cambieranno la norma che ora lo consente solo per i Comuni fino ai tremila abitanti mi candiderò per il terzo mandato, altrimenti lo farò con la mia squadra che guida la città con tutti i partiti tradizionali all’opposizione».

Flavio Tosi, sindaco di Verona e segretario di Fare!, infiamma la platea della prima assemblea nazionale del movimento. In un clima, a metà tra il congresso politico e il meeting motivazionale, i 500 posti a sedere del Crowne Plaza Hotel di via Belgio si esauriscono subito. In tanti restano in piedi o devono accontentarsi di seguire gli interventi dagli schermi. Su ogni sedia la bandierina con lo slogan «il momento di Fare è adesso» e l’invito a una grigliata, per venerdì 1 aprile a un ristorante di San Donà di Piave. «Non sarà un pesce d’aprile?» commenta divertita una signora.

«Sarà l’occasione», aveva avvertito il sindaco alla vigilia, «per smentire un sacco di sciocchezze». In sala il tifo è da stadio. Sul palco, con lui, i sette parlamentari di Fare!, quattro deputati e tre senatrici. Il video con le immagini di Tosi che il 14 marzo si candidava «da uomo libero» alle regionali scalda i cuori. Ci sono delegazioni anche dalla Sicilia, dalla Campania, dalla Puglia, dal Lazio... «È il momento di fare il quarto polo» esclama lo speaker.

«Dobbiamo dimostrare che c’è la possibilità di cambiare senza fare alleanze forzate, perché siamo seri e credibili. A livello nazionale c’è spazio, considerato il 12 per cento conquistato in Veneto e il 9 per cento ad Agrigento con la candidatura del nostro Marcolin» dirà poi Tosi. Prendendo la parola, mette subito in chiaro: «Questo è un momento nostro, non abbiamo invitato altre forze politiche, a parte gli amici della prima ora di Nuova Repubblica, guidata da Manfredi Ravetto, e di Progetto Nazionale, coinvolti nell’amministrazione di Verona». In prima fila Andrea Miglioranzi annuisce. «Siamo stati noi i primi, non la Lega, a indicare l’Ungheria di Orbàn come modello sull’immigrazione» rivendicava qualche minuto prima il presidente dell’Amia. «È la conferma», continua Tosi, «che non siamo a sinistra e non siamo la stampella della sinistra, anzi, siamo assolutamente antitetici alla sinistra. E lo prova il fatto», continua, «che sulla riforma del Senato siamo stati determinanti: se era per la sinistra non passava... Dove la sinistra vota no, noi votiamo sì e dove loro dicono sì noi diciamo no».

E annuncia il sì al referendum sulle riforme: «Si poteva fare meglio, ma in gioco c’è la governabilità e con l’Italicum qualcuno le elezioni le vince». Ma nella sala che assomiglia a una grande serra al sindaco preme lanciare il progetto politico del quarto polo. «Da una parte Salvini, dall’altra Grillo, in mezzo Renzi e poi ci siamo noi di Fare!», sottolinea, «credibili e senza legami con il passato. Ci sentiamo parte di un centrodestra non populista lontano anni luce da quello milanese dove Alfano e Salvini si alleano per poi continuare a insultarsi a Roma».

Poi al microfono si alternano parlamentari e coordinatori regionali.

Manes Bernardini si candiderà sindaco a Bologna e Gianluigi Cassandra a Salerno. «Il menù della politica italiana è scaduto, finalmente c’è un’alternativa».

Enrico Santi

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