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Tosi annuncia querele
a Belsito, Bonet e L'Espresso

Francesco Belsito e Stefano Bonet
Francesco Belsito e Stefano Bonet
Francesco Belsito e Stefano Bonet
Francesco Belsito e Stefano Bonet

Nel numero in edicola domani «l’Espresso» sostiene che la Procura di Milano indaga da più di un anno su un giro di presunte tangenti che potrebbe collegare i vecchi e i nuovi vertici della Lega Nord. Soldi sospetti, secondo il settimanale, usciti dalla casse di multinazionali come la Siram, un colosso francese degli appalti di energia e calore, o di grandi aziende italiane come il gruppo statale Fincantieri.

Versamenti per almeno dieci milioni di euro, fatturati come consulenze considerate molto anomale, che risultano incassati da due distinte cordate di faccendieri e politici, tutti legati ai vertici del Carroccio in Veneto. Secondo l’Espresso, l’ex cassiere Francesco Belsito e il suo consulente Stefano Bonet avrebbero accusato proprio i big veneti del Carroccio, in particolare il sindaco di Verona, Flavio Tosi, e l’ex primo cittadino di Treviso, Giancarlo Gobbo, di aver quantomeno avallato un sistema di finanziamento parallelo ed esclusivo: un giro di soldi gestito da faccendieri ed ex parlamentari leghisti.

Il sindaco Tosi ha reso noto di aver dato mandato ai suoi legali «di denunciare per calunnia Pasquale Belsito, il gruppo editoriale L’Espresso e tutti coloro che, inquirenti o no, hanno consentito la divulgazione di notizie infamanti, senza uno straccio di prova, nei miei confronti».

«La macchina del fango - prosegue Tosi - costruita con notizie false e non verificate, indiscrezioni basate su "spunta il nome di..." continua la sua attività senza che nessuno intervenga a tutelare l’onorabilità dei cittadini. Quanto al gruppo editoriale L’Espresso - sostiene in una nota Tosi - ricordo a tutti come sia stato, e continui ad essere, il contrario dell’informazione imparziale, dato che del suo editore, dai tempi delle tangenti della Olivetti, delle evasioni fiscali fino agli affari di Sorgenia e delle sue esposizioni nei confronti del sistema bancario nazionale e del Monte dei Paschi di Siena in particolare, e di chi lo ha governato, continua a tacere».

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