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Tocatì, in città oltre 250mila persone

Lo spazio gestito dall’Amia in piazza Bra nell’ambito del Tocatì FOTOSERVIZIO DI GIORGIO MARCHIORI
Lo spazio gestito dall’Amia in piazza Bra nell’ambito del Tocatì FOTOSERVIZIO DI GIORGIO MARCHIORI
Lo spazio gestito dall’Amia in piazza Bra nell’ambito del Tocatì FOTOSERVIZIO DI GIORGIO MARCHIORI
Lo spazio gestito dall’Amia in piazza Bra nell’ambito del Tocatì FOTOSERVIZIO DI GIORGIO MARCHIORI

Tradizioni da scoprire, giochi da vivere o rivivere, a seconda dell’età, e la compagnia di danze e musiche per tutto il consolidato Festival dedicato ai giochi antichi e di strada. La sedicesima edizione del Tocatì si è conclusa ieri dopo una fitta scaletta di eventi che, per la prima volta, hanno avuto un’anticipazione in periferia, a Borgo Venezia. Onorata della presenza del commissario europeo per l’educazione e la cultura, Tibor Navracsics, intercettato grazie al veronese Luca Perego che lavora alla commissione europea, la manifestazione lascia nuovamente il segno. Con gli oltre 250mila visitatori che si sono riversati nelle piazze e viuzze del centro da giovedì e fino a ieri sera, si è superata la media di 200mila degli scorsi anni, e gli organizzatori possono dichiararsi più che soddisfatti, facendo il pieno di energia per programmare la prossima edizione. «Il brutto tempo dell’anno scorso aveva remato contro, insieme alla novità del piano sulla sicurezza che ci aveva fatti etichettare come manifestazione da bollino nero», dice Giuseppe Giacon, vicepresidente dell’Associazione Giochi Antichi che organizza il Festival con il Comune di Verona, Aejest, Mibac e l’Istituto Centrale per la Demoetnoantropologia, il sostegno della Regione e della Provincia, e il patrocinio Unesco. «Questa volta il clima è stato rilassato, e la gente si è mostrata soddisfatta anche per il ritorno dell’ospite d’onore, più apprezzato rispetto alla presenza delle Regioni Europee e Italiane del 2017». I giochi dei Paesi Baschi, protagonisti insieme alla Francia del Sud, hanno impressionato con le testimonianze vive e maestose, tra il sollevamento di massi pesantissimi o il lancio di balle di fieno di oltre 12 chili, di come gli antichi mestieri, legati a boschi e carretti, si siano trasformati in pratiche ludiche tramandate da generazioni. Ma per quanto i visitatori, tantissimi veronesi, ammirino le esibizioni con curiosità, gli intramontabili del Festival restano il lancio con la cerbottana, lo s-cianco, e le file infinite per il rafting sull’Adige. Le famiglie scelgono le tappe a seconda delle età dei figli, tarandole di anno in anno, e molti dei ragazzi di oggi sono cresciuti insieme al Festival, divenuto una sorta di tradizione fissa, come il Carnevale o il Natale. «Seguiamo il Festival puntualmente da dieci anni e visto che gli ospiti continuano a ruotare, di novità e nuove attrazioni ce ne sono sempre», dichiara Silvia con al seguito i figli Sofia e Francesco di 10 e 12 anni. «La creazione e i lanci con la cerbottana sono una tradizione per tutta la famiglia, anche se poi cerchiamo di scoprire le peculiarità di ogni edizione». «È la prima volta che veniamo e torneremo senz’altro», annuncia Francesca piombata ieri a Verona da Brescia con i bimbi di 8 e 4 anni. In molti hanno apprezzato la Bra ricoperta di giochi più del solito, rispetto alle location meno ampie come piazza Erbe e piazza dei Signori. «Partecipavo al Tocatì anche prima di diventare mamma», confessa Laura giunta in città dalla provincia con il suo piccolo di tre anni e mezzo, e particolarmente attratta dai laboratori con materiale di recupero. Del resto di adulti che non si lasciano sfuggire il Festival, pur senza piccoli da accompagnare, la città e zeppa. Angelo è arrivato da San Giovanni Lupatoto con la moglie Cecilia, per un appuntamento che reputa imperdibile. «Vengo per rivivere la vecchia passione per lo s-cianco», dice quasi emozionato. Ma c’è dell'altro, svelato dalla compagna. «Mio marito realizza giochi con legno, bottiglie di plastica e altro materiale. Girare al Tocatì gli offre anche degli spunti di creatività». •

Chiara Bazzanella

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