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Tiberghien, tavolo per sciogliere i nodi

L’area dell’ex Tiberghien dopo la demolizione. La zona va riqualificata
L’area dell’ex Tiberghien dopo la demolizione. La zona va riqualificata
L’area dell’ex Tiberghien dopo la demolizione. La zona va riqualificata
L’area dell’ex Tiberghien dopo la demolizione. La zona va riqualificata

Un gruppo di lavoro, formato da assessori e dirigenti comunali e da esperti esterni, per rivedere e ritarare il progetto di riconversione dell’ex lanificio Tiberghien, a San Michele Extra. Con la possibilità di aumentare un po’ la superficie commerciale ma solo per magazzini e carico e scarico merci, non per gli spazi di vendita. Ciò dopo che l’Amministrazione, rimodulata la variante urbanistica 23 al Piano degli interventi, dieci giorni fa ha ridotto la superficie commerciale di potenziale edificazione da 15.305 a 6.000 metri quadrati. È quanto ha deciso ieri la Giunta comunale - cioè dare vita al tavolo di lavoro - su proposta dell’assessore all’ urbanistica, all’edilizia privata e all’ambiente Ilaria Segala. All’ex Tiberghien, già demolito tranne per la ciminiera e gli edifici vincolati dalla Soprintendenza, sarebbe dovuto sorgere tra l’altro un supermercato Esselunga, oltre ad attività alberghiere su altri 9.598 metri quadrati - l’ipotesi è di una struttura con circa 150 stanze - più residenze su un’area di 2.570, a cui si aggiungono 971 metri per altre costruzioni. L’area è di 38.240 metri quadrati totali. L’Esselunga però, conferma la Segala, «non intende più insediarsi all’ex Tiberghien, ma la proprietà dell’area», cioè la società Verona 2007 dell’imprenditore Nicola Patuzzo, che ha rilevato appunto nel 2007 il complesso industriale dismesso, «ci ha detto che altri investitori sarebbero interessati a quel comparto che, nel Piano d’area Quadrante Europa, può essere ricostruito fino al 75 per cento della volumetria precedente. Valuteremo dunque eventuali modifiche alle aree edificabili». Il vero nodo - legato alla superficie commerciale di 6.000 metri quadrati ridotta dai 15.305 consentita dalla precedente Amministrazione - è quello relativo al rapporto tra la superficie utile lorda commerciale e quella solo “di vendita”. Quella di “vendita”, nel caso di un supermercato, è il vero e proprio edificio. Un’attività commerciale di questo tipo però necessita anche di magazzini o per aree di carico-scarico, con i camion, che rientrano nella superficie commerciale totale. Seimila metri totali potrebbero risultare insufficienti quindi per un insediamento commerciale che, comunque, resterebbe il fulcro dell’investimento per riconvertire l’ex Tiberghien. Rivedendo questi rapporti di metrature dunque si potrebbe trovare una soluzione - non troppo impattante, anche in previsione dei flussi di traffico automobilistico - per rendere possibile la riqualificazione di un sito dismesso da molti anni. «Si dovrà approfondire l’argomento ed ecco perché diamo vita a questo gruppo di lavoro, coinvolgendo il mio assessorato, all’urbanistica, e quello alla mobilità dell’assessore Zanotto», aggiunge la Segala, «anche se sarebbe la proprietà a dover ritarare il progetto. Comunque, ci sono attività che hanno una superficie di vendita bassa ma hanno bisogno di maggiori spazi per magazzini, laboratori e altre zone per le manovre di mezzi. Vedremo dunque, all’interno del comparto, quali possibilità ci sono, eventualmente per aumentare un po’ i metri quadrati di commerciale, ma non per la parte della vendita». Considerando che la variante 23, modificata, con le varie schede, dovrà andare in commissione edilizia, quindi al voto del Consiglio comunale e poi ci vorranno sessanta giorni per le osservazioni, c’è dunque tempo per ipotizzare alcune modifiche, come appunto al progetto per l’ex Tiberghien. La Segala ricorda poi che «la Soprintendenza ha posto dei vincoli molto rigidi non soltanto sulla ciminiera (con scritto a caratteri cubitali 1907, anno di fondazione dell’ex lanificio) e sugli altri edifici non abbattuti, che danno sulle vie esterne, ma anche su alcuni nella parte centrale, in particolare per i fronti degli edifici. C’è poi una mozione che chiede di ricavare un museo sull’ex lanificio, dentro il futuro complesso. Tutto dipende dal progetto che si farà. Il gruppo di lavoro poi dovrà confrontarsi con la proprietà». Sembra essere, questo, un ultimo appello per il progetto di riconversione dell’ex lanificio di San Michele Extra. La palla, ora, a Comune e ad esperti. • © RIPRODUZIONE RISERVATA

Enrico Giardini

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