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Terremoto ed edifici sensibili
«A rischio chiese e monumenti»

Luca Scappini La basilica di San Zeno è uno degli edifici di culto cittadini a rischio per i terremoti
Luca Scappini La basilica di San Zeno è uno degli edifici di culto cittadini a rischio per i terremoti
Luca Scappini La basilica di San Zeno è uno degli edifici di culto cittadini a rischio per i terremoti
Luca Scappini La basilica di San Zeno è uno degli edifici di culto cittadini a rischio per i terremoti

«L'Italia è un Paese dove i terremoti non sono così intensi, ma la qualità edilizia è decisamente bassa e ciò comporta un aumento del rischio. Anche a Verona». Sono questi i nodi che vengono al pettine, quando un intero paese, Amatrice, crolla a fronte di scosse sismiche di magnitudo 6.0. Parola di Luca Scappini, presidente dell'ordine degli Ingegneri, secondo il quale, fuor di polemica, è giusto discutere di quanto successo per trovare soluzioni e vie d'uscita.

«Un sisma di media intensità potrebbe creare grossi danni anche a Verona», spiega Scappini, pur precisando di non voler creare allarmismi. «In un Paese civile queste cose non possono accadere: ci sono responsabilità diffuse, in tutto il nostro modo di essere e di fare. È una questione di cultura della prevenzione».

Ma qual è la situazione della provincia scaligera? Quali rischi corrono i veronesi? I parametri da prendere in considerazione, come spiega il presidente degli Ingegneri, sono due: la qualità dell’edilizia e la pericolosità della zona.

«Verona è una città con un patrimonio artistico-culturale inestimabile ed è proprio questo a essere più in pericolo», osserva Scappini. «I palazzi antichi hanno già subito varie aggressioni da usura e le strutture sono più ardite, basti pensare al Duomo o alla Basilica di San Zeno. Il centro storico, rispetto ad altre città, è abbastanza curato, ma spesso si verificano crolli di cornicioni, che danno un’idea dello stato di manutenzione: anche una sola casa tenuta male può creare problemi alle altre vicine».

Senza arrivare all’ipotesi più estrema e drammatica di terremoti con morti e feriti, come ad Amatrice, già l’eventuale inagibilità di monumenti e palazzi storici potrebbe creare pesanti ripercussioni a livello economico-sociale per Verona. Basti pensare alle conseguenze sul turismo. «Verona è ritenuta zona sismica dal 2003: ciò significa che gli edifici sono costruiti principalmente con criteri non anti-sismici, anche perché da allora l’edilizia si è quasi fermata», prosegue il presidente degli Ingegneri. «I palazzi edificati con cemento armato sono meno a rischio rispetto a quelli in muratura, ma è probabile che nei vari paesi della provincia ci siano ancora molte costruzioni risalenti al dopoguerra, realizzate con i resti delle case bombardate, e dunque poco sicure».

Ma ci sono misure da adottare? Cosa si può fare per invertire la rotta? Secondo Scappini, bisogna puntare sulla cultura della prevenzione, in due modi. «Sono necessari maggiori controlli da parte dei Comuni e di chi ha il compito di tenere monitorata la sicurezza», conclude il presidente degli Ingegneri. «Ma, soprattutto, deve diffondersi una maggiore sensibilità su questi temi nel committente, che deve interessarsi non solo ai costi o al risparmio energetico, ma anche alla normativa anti-sismica. E non solo nei giorni successivi a un terremoto».

Manuela Trevisani

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