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«Tav ed espropri, basta con i trucchi»

Franco MillerIl ministro Danilo ToninelliArriverà la Tav sulla tratta Brescia - Verona, i super treni attendono
Franco MillerIl ministro Danilo ToninelliArriverà la Tav sulla tratta Brescia - Verona, i super treni attendono
Franco MillerIl ministro Danilo ToninelliArriverà la Tav sulla tratta Brescia - Verona, i super treni attendono
Franco MillerIl ministro Danilo ToninelliArriverà la Tav sulla tratta Brescia - Verona, i super treni attendono

Alta velocità frenata. Espropri a rilento. Sette mesi di ritardo sulla tratta Brescia Est-Verona. L’affondo di Corrado Bianchi, amministratore delegato di Pizzarotti spa (27 per cento delle quote di Cepav Due, il consorzio che dovrà realizzare l’opera) è, nelle parole di Franco Miller, «un sacrosanto sasso nello stagno». «Non è più il momento delle contraddizioni», dice, nella doppia veste di delegato di Confindustria Veneto e presidente di Transpadana, il comitato promotore dell’alta capacità. «C’è una sorta di insopportabile doppio gioco in sede ministeriale. Si fa, non si fa... Finché gli espropri non saranno effettivi l’unico risultato sono i ritardi». LA PARTITA. La linea ferroviaria veloce tra Brescia e Verona, il primo lotto da realizzare per 1.892 milioni di costo totale, sconta già sette mesi di ritardo. «Perché Rete ferroviaria italiana non ha approvato nel settembre 2018, come previsto, il piano degli espropri», spiega Corrado Bianchi al «Sole 24Ore». «Una firma che avrebbe consentito alle imprese di accedere alle aree per le lavorazioni preliminari, dall’allestimento dei cantieri alle indagini archeologiche e ambientali. Tutto ciò non è avvenuto. E anche se il progetto esecutivo fosse pronto a fine maggio, in base al contratto, i lavori non potranno partire subito». «Questa è la realtà», conferma Miller. «Al ministero delle Infrastrutture si gioca politicamente al ritardo, forse per tenere buono l’elettorato in vista del voto europeo», commenta. Un appuntamento da cui i partiti si aspettano una ridefinizione degli assetti. «Ma oggi è il tempo in cui va presa una posizione chiara e definita», commenta il delegato di Confindustria per il Veneto. TONINELLI E RFI. «La Tav tra Verona e Brescia si farà ma con progetto più “efficiente e sostenibile“»: così aveva affermato il ministro Danilo Toninelli. «Ma non vorremmo fosse una presa in giro», rimarca Miller. «Per le nostre aziende, attualmente, si tratta solo di una gigantesca perdita di opportunità, soprattutto per quelle che operano nel settore delle forniture». «Attendiamo, certo», ribadisce, «ma i soldi ci sono, da cinque anni ormai, e questo ritardo non può che tradursi in un’immobilizzazione di risorse, per poi piangere, magari, su un’economia “stagnante“». Il sospetto, sottinteso, è di una possibile «fregatura»: termine non tecnico ma comprensibile. STATO DELL’ARTE. «Cepav Due ha predisposto la documentazione per il piano di occupazioni di urgenza ed espropri, consegnato al committente l'8 agosto», spiega Corrado Bianchi al «Sole 24Ore». «Rfi doveva emettere i decreti per gli espropri, entro 30 giorni. Ad oggi, quasi otto mesi dalla consegna, Rete Ferroviaria non ha ancora firmato i decreti. Una lettera e successive richieste di chiarimento sono rimaste senza risposta. Informalmente però sappiamo come lo “stop“ sia dovuto all'analisi costi-benefici in corso al ministero delle Infrastrutture», osserva. «La presa di posizione di Bianchi è decisiva, rompe il silenzio», commenta Miller. La stima sull’avvio dei lavori, salvo novità, appare spostarsi dall’autunno prossimo a quello del 2020. «È un’invenzione dell’amministratore di Pizzarotti spa l’ostruzionismo del ministero sul capitolo degli espropri per la Tav Veneta Brescia-Verona», ribatte Francesca Businarolo, deputata veronese del M5S. «Il progetto definitivo del 2014, basato su quello preliminare del 2003, è già stato tempestato da osservazioni di enti locali, Comuni e Regioni, oltre che di consorzi e privati. Inoltre, il governo dell’epoca aveva imposto 309 modifiche, in particolare in materia ambientale. Aspettiamo le risposte a quelle richieste di intervento. Semmai dopo l’impresa potrà sollevare critiche verso altri enti». APPELLO. «Verona è un cardine», dice il delegato di Confindustria Veneto. «Serve una presa di posizione chiara, anche da parte del sindaco Federico Sboarina. Questa sorta di “impasse“ va spezzato. Verona è un crocevia ferroviario fondamentale e tuttora il tracciato in ingresso e uscita con le connessioni con il Quadrante Europa, rimane un “buco nero“», ammette Miller. Nell’incertezza sull’«alta capacità» ferroviaria da Ovest ad Est rimane la relativa certezza sul tunnel del Brennero: «Per ora il ministero non pone ostacoli ma le date sono vaghe: 2026, 2027 o 2028? Ma che valore avrà tutto ciò senza l’alta velocità tra Brescia e Padova?». IL SASSO. «La materia è poco nota al pubblico», lamenta Franco Miller. «Ma le implicazioni economiche sono di rilievo. Bene ha fatto Bianchi a lanciare “il sasso nello stagno“. Non è più tempo di contraddizioni». Tav, sì, no, forse. Su tutto incombe il voto europeo. Al di là delle opinioni, il vero «freno» dell’Alta velocità. • © RIPRODUZIONE RISERVATA

Paolo Mozzo

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