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Sui quadri di Castelvecchio
si prova a rompere il silenzio

Attorno al mancato rientro dall’Ucraina delle 17 opere rubate al Museo di Castelvecchio il 19 novembre 2015 si cerca di rompere il silenzio. Non lo fa Flavio Tosi, che sceglie di restare in silenzio. E un motivo c’è. «Ora è questione che riguarda le diplomazia», dice solo. Il sindaco non commenta la provocazione di Vittorio Sgarbi. «Deve muoversi il ministro Franceschini: serve una missione del Governo che vada a trattare direttamente con Poroshenko», ha detto il critico e storico dell’arte.

Intanto c’è una proposta di organizzare una spedizione a Kiev di una delegazione del Comune di Verona: un’idea avanzata da alcuni consiglieri comunali, in primis dal tosiano Giorgio Pasetto. Mentre lancia strali la Lega con il coordinatore dei Giovani Padani, Vito Comencini.

Tosi dunque attende sviluppi dai canali internazionali. Sviluppi “appesi“ al dialogo che Italia e Ucraina stanno provando a intavolare, tra l’altro nel mezzo della crisi tra Ucraina e Russia. In estate si parlava di una vista del presidente ucraino Poroshenko per la consegna dei quadri, poi più nulla.

Nel frattempo fa discutere la proposta di Alfredo Meocci, che nella sua carriera di politico e amministratore è stato anche assessore alla cultura a Palazzo Barbieri negli anni Novanta.

Meocci ha suggerito un «manifesto da sottoporre alla città, per cercare di fare pressione sulle istituzioni perché si adoperino per la restituzione delle tele, che dovrà avvenire subito e non quando farà comodo al presidente ucraino. Non so se l’iniziativa potrà smuovere qualcosa. Ma intanto smuoverà le coscienze».

Cittadini, associazioni, enti culturali hanno fatto già sapere che si uniranno al «manifesto». Nei prossimi giorni daremo conto delle adesioni.

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