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“GAP“ A BORGO ROMA

Spesa «popolare»
e pasta Riscossa
contro la crisi

Il presidente del Gap Daniele Sartori e la vice Simonetta Venturini
Il presidente del Gap Daniele Sartori e la vice Simonetta Venturini
Il presidente del Gap Daniele Sartori e la vice Simonetta Venturini
Il presidente del Gap Daniele Sartori e la vice Simonetta Venturini

Nella borsa ha un paio di pacchi di pasta «Riscossa», una bottiglia di extravergine dell’Olearia del Garda, della passata di pomodoro, un litro di latte e un chilo di patate «chilometro zero». In tutto, 6,75 euro di spesa. Pina vive con una pensione di reversibilità da 500 euro. «Per fortuna abito in una casa popolare altrimenti non saprei come fare con l’affitto. Ma quand’è che aumenteranno queste pensioni da fame?». La donna è una dei «clienti», un centinaio, del Gruppo di acquisto popolare in via Benedetti 18 a Borgo Roma. Ieri il «Gap» era alla sua seconda apertura. Sul bancone, nella sede di Rifondazione Comunista, generi alimentari «di prima necessità» e a prezzi da produttore.

L’iniziativa, dicono i promotori, vuole dare una risposta concreta alla crisi che colpisce moltissime famiglie e che non risparmia nessuno, veronesi «de soca» e immigrati. Sulle pareti i manifesti del «Quinto Stato» di Pelizza da Volpedo e quello dei «Funerali di Togliatti» di Guttuso. E su tutto vigila l’onnipresente «Che» Guevara. La stella del «guerrigliero eroico» brilla anche sulla «battaglia» del Gap. Per comprare i prodotti bisogna associarsi ma il costo della tessera, 50 centesimi, è «popolare». Il prossimo appuntamento è per domenica 7 febbraio. Gli anziani pensionati arrivano presto, subito dopo l’orario di apertura alle 9,30. Per tutta la mattinata, fino a mezzogiorno, il flusso è continuo. Persone di tutte le età spinte dal passa parola e dalle centinaia di volantini diffusi nel quartiere. «Mi sembra una buona opportunità», sorride Stefania, impiegata di 44 anni.

«In gran parte i soci sono italiani, tanti pensionati, ma anche immigrati e badanti» fa sapere il presidente dell’associazione Daniele Sartori. «I prodotti sono di qualità, perché anche chi ha pochi soldi merita di mangiare bene». I volontari veronesi sono collegati a un’analoga iniziativa partita da tempo a Padova. «Là ci sono già cinque Gap in quartieri diversi, e non ci sono steccati ideologici visto che collaborano anche con la Caritas. Siamo presenti in sette regioni e oltre ai punti di distribuzione alimentare sono nati doposcuola e addirittura ci sono dentisti e psicologi sociali».

Al banco si avvicina Lahcen, 50 anni, immigrato dal Marocco e operaio in cassa integrazione, fino al prossimo 8 marzo, delle Officine Ferroviarie veronesi. «In famiglia siamo in quattro e le mie figlie di 13 e 18 anni studiano. Il 29 gennaio scade il terzo bando di vendita ed è l’ultima possibilità per i 124 lavoratori... Ho visto i volantini al presidio permanente che da due anni facciamo in fabbrica, la vita è dura e tutto aiuta in questo momento...».

Enrico Santi

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