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DRAMMI DI FAMIGLIA

«Sono scappata
perché in Italia
non c’é giustizia»

Le separazioni spesso portano dolorose contese sui figli
Le separazioni spesso portano dolorose contese sui figli
Le separazioni spesso portano dolorose contese sui figli
Le separazioni spesso portano dolorose contese sui figli

Chiara Tajoli

Si è rifatta viva spontaneamente, con un messaggio su WhatsApp spedito da un numero con prefisso marocchino. Alla notizia che il suo ex compagno sarebbe apparso alla trasmissione «Porta a Porta» su Rai 1 dedicata ai figli sottratti, ha deciso di uscire allo scoperto. «Sono la mamma di Z. ed E. e sono stanca di leggere sui giornali solo la versione del mio ex. Le cose non stanno così», ha scritto.

Nel febbraio dell’anno scorso, dopo anni di litigi, denunce, scenate, ripicche, perizie del tribunale, supervisione dei servizi sociali e affidi dati e poi tolti, ha deciso di sparire. Con i suoi figli.

«Ora viviamo in Marocco (lei è tedesca di origini marocchine, ndr) e il tribunale marocchino ha respinto la domanda del loro padre di ottenere la restituzione dei bambini. Il mio avvocato», ha spiegato, «prova in continuazione a chiedere al mio ex di venire a trovare i bambini, ma lui non vuole, non paga il loro mantenimento, non chiede come vanno a scuola. Lui il mio numero di telefono ce l’ha. Non voglio nascondermi, voglio solo giustizia, quella che in Italia non ho avuto». Monia A., 38 anni, ex hostess della Lufthansa, separata dal 2012 dal compagno, era venuta in redazione a fine luglio dell’anno scorso, distrutta, perché da sette settimane non vedeva i suoi figli che allora avevano 5 e 7 anni.

«Li ha il mio ex compagno, ma non so dove, perché quando telefono non risponde, il cellulare è spento o non me li passa», aveva detto in lacrime. Così aveva fatto denuncia ai carabinieri di Caprino per sottrazione di minori, si era rivolta al Consolato tedesco e alla polizia, ma ancora non era riuscita a sapere nulla. Presa dalla disperazione si era rivolta a «L’Arena».

«È vero, non sono stata collaborativa con la consulente del tribunale», si era sfogata. «Quando mi hanno chiesto di raccontare una storia ho risposto “Sono stanca, ho fatto scatoloni tutto il giorno perché mi hanno dato lo sfratto e non so dove andare. Ora torno a casa e la storia la racconto ai miei figli”. E me ne sono andata. Così hanno detto che non ero in grado di provvedere ai bambini fornendo loro un’idonea abitazione e che ero poco protettiva perché entrambi erano consapevoli del problema delle bollette».

Il motivo? «Dopo la separazione io e i bambini siamo rimasti quasi tre anni in una grande villa isolata e pignorata», aveva spiegato. «Il mio compagno in certi periodi non pagava le utenze. Più volte gli ho chiesto di pagarci l’affitto in un piccolo appartamento perché avevo paura di stare lì, ma non c’è stato niente da fare. “Prima o poi succede qualcosa”, gli dicevo. “Fallo almeno per i tuoi figli”. Infatti una notte, quando ormai da settimane ci avevano tagliato luce, acqua e gas ed eravamo quindi senza allarme, con un filo metallico legato al cancello elettrico per tenerlo chiuso, mi sono trovata i rapinatori in camera. Uno mi ha messo una mano sulla bocca. Hanno preso i 700 euro del mantenimento che mi dava mio marito e i miei gioielli». E aveva aggiunto: «La sorella del mio ex ha preferito pagare due anni di scuola internazionale a mio figlio più grande, invece di aiutarci a vivere con più dignità. Io ho cercato di non far pesare nulla ai miei figli, di far sembrare un gioco cucinare con la bombola a gas o dormire con quattro coperte perché non c’era il riscaldamento. Ho sopportato i servizi sociali, la ctu, lo sfratto senza sapere dove andare ma adesso non ce la faccio più».

Il giorno dopo l’intervista il ripensamento. «Aspettiamo a pubblicare l’articolo per favore. Ho paura delle conseguenze», aveva chiesto.

Poi il silenzio. Dopo qualche mese la sparizione.

Chiara Tajoli

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