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«Solo un’Europa forte
può garantire la pace»

«L’Europa deve intervenire in modo credibile per riportare la pace nel mondo». È il messaggio partito dalla sede di via Poloni della «Casa d’Europa», riunitasi per l'assemblea degli iscritti.

Il presidente Giampaolo Dalle Vedove nella sua introduzione, dopo aver tratteggiato le complesse ragioni storiche religiose e sociali della «rabbia» di parte del mondo islamico sia verso l’occidente sia al suo interno, ha rammentato come già Gorbaciov avesse preconizzato l’obiettivo della garanzia dell’ordine mondiale attraverso una riforma di un’Onu non più condizionata da poteri di veto. «Ed è ormai tempo, ha aggiunto Dalle Vedove, che la stessa Unione europea si proponga nelle crisi internazionali come attore credibile e capace di coercizione per il ripristino della pace. La politica estera e di sicurezza comune europea (Pesc) ora è un guscio vuoto. Ma la perenne instabilità in Africa e Medio Oriente e l’esodo di popolazioni che essa cagiona dovrebbero indurre i membri dell’Unione a dotarsi di un primo nucleo di forze armate comuni quali una polizia europea di frontiera, della quale già si discute, e di una forza militare integrata di pronto intervento».

«Siamo in marcia verso il mondo di dopo». Così ha esordito il segretario della Casa d’Europa, Massimo Contri, secondo il quale il momento storico è caratterizzato dall’«equilibrio multipolare competitivo» seguito alla fine della guerra fredda. «L’ordine mondiale è sconvolto per sempre, sul piano geo-politico, grazie all’ascesa di nuove potenze regionali. Sul piano economico-monetario, a causa della crescita dei paesi emergenti, che ormai rappresentano più di metà dell’economia mondiale, e della riduzione del ruolo del dollaro come moneta internazionale. Sul piano ambientale, dove i cambiamenti climatici mettono in serio pericolo la prosperità e la vita della specie umana. Sul piano tecnologico, dove i computer e gli altri strumenti digitali stanno facendo al lavoro della mente quello che il motore a vapore, e i suoi discendenti, hanno fatto al lavoro delle braccia». Sono cambiamenti strutturali che delineano le enormi sfide della seconda fase del processo di globalizzazione, alle quali si aggiunge la necessità, a livello mondiale, di gestire una massa sempre più grande di persone migranti in cerca di una vita migliore. «Non è tempo né di pessimismi catastrofici, né di facili ottimismi post crisi. È il tempo dell’azione, perché i problemi e le sfide non affrontati si ripresentano con sempre maggior gravità», ha concluso Contri.

Dopo il dibattito, sono seguite la consegna della borsa di studio alla memoria di Alberto Gastaldello, da parte dei figli Nicola e Maria, allo studente Stefano Magni, distintosi quest'anno al seminario di Neumarkt, e la commemorazione di Virginio Bresciani, scomparso nel 2015, da parte del presidente del Movimento federalista europeo, Giorgio Anselmi.

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