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Solo a Verona bruciati
50 milioni di export

Meno 600 milioni di export per l’agroalimentare italiano in due anni, meno 50 milioni solo per Verona, la provincia più colpita del Veneto dagli effetti del blocco commerciale attuato dalla Russia, nell’agosto 2014. L’embargo ha comportato l’immediato e completo azzeramento delle spedizioni di ortofrutta, formaggi, latticini, carni e salumi italiani. Il rinnovo delle sanzioni europee, deciso pochi giorni fa, condanna agricoltori e trasformatori a rinunciare ancora ad uno sbocco su erano orientati grossi investimenti. A giugno, al Forum economico di San Pietroburgo la soluzione sembrava a portata di mano con Renzi e Putin pronti a superare la crisi. Invece nulla.

Per protestare contro la situazione ieri circa 10mila agricoltori di Coldiretti hanno partecipato alla giornata di mobilitazione organizzata al Cattolica Center di via Germania. L’agroalimentare, sottolinea la Confederazione agricola, è stato colpito direttamente dall’embargo. Le tensioni commerciali e la svalutazione del rublo hanno comunque frenato le esportazioni anche negli altri settori.

Il risultato è che le vendite del Made in Italy nella Federazione sono scese al minimo da un decennio, con una perdita stimata di 7,5 miliardi per l’Italia. Secondo il documento di economia e finanza, redatto dalla Regione, il fatturato veneto verso la Russia, dopo la riduzione di circa 180 milioni registrata nel 2014, è diminuito nel 2015 del 30,6 per cento (a 505 milioni). Oltre ai beni dell’agroalimentare, che dimezzano il loro valore (-31 milioni di euro), ne risentono meccanica (-142 milioni), moda (-98 milioni) e arredamento (-64 milioni). Da Verona, esportatrice soprattutto di macchinari, abbigliamento, mobili, medicinali, marmo, si è passati dai 362 milioni del 2013 ai 334 del 2014 (-7,85), fino ai 241 del 2015 (-27,8 per cento).

Chiede Ettore Pradini, presidente Coldiretti Lombardia: «Se le sanzioni europee erano conseguenza della guerra in Ucraina, che fine ha fatto questo conflitto di cui non parla più nessuno? Rimuoviamo le misure e si revochi l’embargo sui nostri prodotti che ha danneggiato l’economia italiana e in particolare l’agroalimentare». Nel biennio, l’ortofrutta nazionale ha perso 149 milioni, i prodotti lattiero-caseari, 80 milioni, in particolare Grana Padano e Parmigiano Reggiano, e infine le carni e i salumi, -39 milioni di euro.

«Rovesci del mercato» li ha definiti il presidente di Coldiretti Veneto, Martino Cerantola, riferendosi ai danni per mancato export che tra prodotti alimentari e indotto superano i 100 milioni in regione, soprattutto nel Veronese.

Alla crescente domanda agroalimentare la Russia, sottolinea la Confederazione, sta rispondendo con un potenziamento del primario e dell’industria di trasformazione locale, oltre che acquistando da altri Paesi extra Ue. «L’ortofrutta arriva da Iran, Asia e Sudamerica. Sono state importate dai nostri vivai piante andate a potenziare i frutteti sul Mar Nero. Abbiamo esportato macchine agricole e venduto la consulenza dei nostri tecnici. Presto anche superato l’embargo, la nostra frutta non servirà più», avverte Claudio Valente, presidente di Coldiretti scaligera.Va.Za.

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